Quattro anni fa, esattamente il 23 luglio 2011, Amy Winehouse alias l’angelo maledetto, come la chiamano in molti, fu trovata morta nella sua casa di Londra al numero 30 di Camden Square.
Nella sua brevissima ma intensa esistenza è riuscita a pubblicare solamente due album. Il primo, Frank, nel 2003 e tre anni dopo, nel 2006 Back to Black che la portò ad essere apprezzata in tutto il mondo e che nel 2008 le fece vincere ben cinque Grammy Award. Il singolo Rehab, contenuto in Back to Black, divenne un tormentone nel 2006 e il suo testo, che racconta il suo rifiuto di disintossicarsi dall’alcool, descrive la vera Amy, quella che non è stata in grado o non ha voluto rinunciare agli eccessi di alcool e droga, fino a distruggersi.
Amy aveva una voce piena di forza e dolore allo stesso tempo, una voce che non sembrava neanche appartenere a quella ragazza con la corporatura così esile. Una voce che in molti hanno definito “umana e divina”. Ascoltando la purezza vocale della Winehouse dovrebbero passare in secondo piano tutte le malvagità legate alla sua persona, ai suoi eccessi, ai suoi amori sbagliati, al suo stile, così da far spazio all’aiuto, di cui questa talentuosa ragazza, innegabilmente, aveva bisogno.
E invece al pubblico, sempre troppo superficiale, interessano la sua dipendenza dall’alcool, i suoi concerti annullati, il suo esibirsi ubriaca o i suoi continui, quanto inutili, ricoveri in clinica. Perché è proprio su questo che i media, quasi sempre, costruiscono e portano avanti il loro lavoro.
Forse la sua famiglia avrebbe dovuto muoversi prima e non solo dopo la sua morte con la Amy Winehouse Foundation, forse… Chissà se ci hanno provato ma non ci sono riusciti o, come canta lei in Rehab, è stata proprio lei che non ha voluto aiuti.
Oggi, a quattro anni dalla sua morte, sappiamo solo che una ragazza con una dote spaventosa se n’è andata e che ancora si continua a morire per colpa di alcool e droghe. Forse è ora di iniziare a vedere questi abusi tra le star più come un crimine che come una moda, e magari iniziare anche ad aiutarli invece di emarginarli nel periodo del massimo degrado, per poi accorgersi di loro solo quando non ci sono più.
Continua il tuo bel viaggio, talentuosa Amy…
www.amywinehousefoundation.org