Niutàun nella old city: una crazy punk band creata da due generazioni

I Niutàun una punk band con testi in italiano ma con radici nel passato

niutaun
da destra: Claudio - Ugo - Jury - Piercesare
da destra: Claudio – Ugo – Jury – Piercesare

Seconda intervista della serie “trilogy”: i protagonisti sono i Niutàun, un gruppo punk che si divide tra nuovo e vecchio, un po’ come gli stessi componenti, giovanissimi e non più giovanissimi.
Intervista
Un’intervista divertente e “movimentata” fatta ai quattro componenti della band, persone divertenti ma serie, un po’ come il genere che fanno. Una piccola premessa: alcuni pezzi dell’intervista sembreranno un po’ irriverenti, ma essendo una Loro caratteristica, alcune frasi, modi di dire, termini “maccheronici” son stati lasciati di proposito, per far trasparire al meglio la personalità di questo gruppo.

Domanda: Chi siete, da quanto tempo suonate e come vi siete incontrati?
Risposta (Ugo): Suoniamo da diverso tempo, Piercesare suona dalla “culla”, io lo conosco da subito dopo la “culla”, andavo a sentire i suoi concerti ed ogni tanto facevo qualche intrusione, anche perché mi piaceva il genere che faceva. Dopo il terremoto io facevo teatro, però ho deciso di formare una band, ho contattato un bassista, e per la chitarra Piercesare, formando così lo “zoccolo duro” del gruppo; invece come batterista abbiamo scelto un giovane del posto. Il genere che facevamo era Ramones, The Clash e Sex Pistols, che sono la passione comune di tutti i componenti. Scrivendo da sempre, mi sono messo all’opera per buttare giù dei pezzi Nostri. Nel 2010 il primo live, che per me il primo in assoluto…infatti dopo circa due ore e mezza mi sono ritrovato senza voce perché non sapevo usarla! Arriva un ragazzo, un “mezzo pazzo”, che ci chiede il bis, ma essendo senza voce non potevo, allora ho fatto cantare lui…e la settimana dopo è diventato il Nostro batterista. Nel 2011 siamo diventati definitivamente una band. Per motivi personali il bassista non riusciva ad essere presente nei live, nella creazione di nuovi testi invece era presente; per i live ogni tanto prendevamo un ragazzo che lo sostituiva, che è un batterista ma che suona benissimo il basso (infatti a volte ha sostituito Jury, il batterista) ed ora è a tutti gli effetti il bassista della band. Possiamo dire che la formazione attuale ha tre anni circa.
Per quanto riguarda le conoscenze personali, io e Piercesare, come già detto prima, ci conosciamo da una vita, Jury lo abbiamo conosciuto al primo concerto e Claudio è un amico di Jury.
Piercesare: La cosa curiosa è che la sezione ritmica è giovanissima, invece noi abbiamo vent’anni di più, una bella fusione, anche perché loro portano il “nuovo”.
Ugo: Quello che si nota è che sul palco siamo ben amalgamati, ad esempio al primo concerto ci hanno chiesto da quanti anni suonavamo insieme. Anche perché nel punk ci vuole compattezza, suonare come se ci fossero quattro solisti è piuttosto difficile.

D: Il nome del gruppo come è uscito fuori?
R (Piercesare): è ispirato alla situazione aquilana post terremoto, è stato rielaborato mettendo gli accenti al posto giusto, ed è un’idea che ci è venuta in mente dopo le prime prove. Niutàun è il cosiddetto “maccheronico” di new town, ovvero ciò che i politici dell’epoca hanno tentato di fare, ed in parte ci son riusciti (a far dei danni), ed abbiamo assunto questo nome che ricorda un po’ tutta la situazione, però giocandoci. I Nostri pezzi non parlano del terremoto in se, non affrontano direttamente il problema, ma raccontano di una situazione che le persone vivono sulla propria pelle. Ci sono dei pezzi in particolare che Ugo ha scritto, uno si chiama Terremotosto, un altro si chiama il Cuore nelle Mani ed è “dedicato” alla ricostruzione. Anche i pezzi nuovi che stiamo provando sono molto polemici, ad esempio con i mass media.
Ugo: In sostanza i fili conduttori che girano intorno al nome sono: l’ironia che ci contraddistingue sempre, e poi l’andare contro gli inglesismi.

D: I Vostri artisti preferiti?
R (Ugo): Allora guarda Pupo, i Ricchi e Poveri, Le Vibrazioni sono i must … Ovviamente i Nostri artisti preferiti sono i classici del punk: Ramones, The Clash, Sex Pistols.

D: I Vostri spettacoli come sono strutturati?
R (Piercesare): è una commistione un po’ particolare, la storia del punk e pezzi Nostri; è uno spettacolo lungo, massacrante, non dico che facciamo come i Ramones, loro facevano 35 pezzi a concerto, ma noi ne facciamo comunque 32…
Jury: Il bello è che c’è questa commistione fra i Nostri testi che sono sarcastici, ironici e dissacranti ed una musica molto essenziale, “classica”.
Ugo: Suonare con molti pezzi propri in posti dove non ci conoscono, come ad esempio quando abbiamo suonato a Milano Ravenna e Pisa, e vedere che rimangono lì ad ascoltarti è una soddisfazione, soprattutto quando dopo i concerti la gente ti viene a salutare e ti fa i complimenti.

D: Avete inciso qualche CD?
R (Ugo): Si abbiamo inciso un CD un anno fa con la collaborazione di The Gang, che è un gruppo che ci ha sostenuto, noi abbiamo aperto anche qualche loro concerto, e loro hanno inciso un pezzo con noi in questo CD.
Il produttore è l’ex bassista di questo gruppo e ci ha dato una grossa mano, e ci sta dando un corposo aiuto anche adesso con il nuovo disco che stiamo preparando e di cui abbiamo già registrato qualche singolo. E anche se la loro formazione ora è cambiata, noi continuiamo sempre questa collaborazione.
Piercesare: Ci ha inserito in un bel circuito e siamo riusciti a suonare con nomi abbastanza importanti.

D: I testi dei Niutàun sono in italiano o in inglese?
R (Ugo): I Nostri testi sono in italiano, parlando personalmente fare testi in inglese lascia il tempo che trova, anche perché noi delle cose da dire ce le abbiamo, l’italiano ti consente di farlo in modo non banale, c’è una metrica particolare, ci sono rime che si possono sfruttare… in inglese fai una frase che non significa un c…o, poi alla fine ci metti fly e dry ed ecco la rima. Se avrai modo di ascoltarci, i Nostri pezzi sono giocati sulla lingua italiana.

D: La scelta della lingua dipende anche dal genere? C’è chi dice che con l’inglese si sfonda più facilmente.
R (Piercesare): In parte è vero, ma conta che noi abbiamo un cantante che è un poeta, ha vinto tanti concorsi di poesia, quindi la metrica la conosce benissimo, e poi “siamo più noi” cantando in italiano.
Ugo: è anche più stimolante, e poi la gente che ti ascolta si può sentire un bel giro di basso o di chitarra, ma può capire qualcosa del testo… poi c’è il Volo, questo gruppo a cui facciamo riferimento, che ha portato l’italiano, pezzi di m…a, in giro per il mondo.
Piercesare: Aspè com’è che si chiamano?! Lo Schianto?!

D: Esiste un punk moderno?
R (Claudio): C’è sia la parte commerciale che quella sperimentale. Ad esempio c’è un gruppo, i Dropkick Murphys, che ha una parte folcloristica forte, ma al tempo stesso una parte punk che si è evoluta parecchio, è moderna e personalmente la trovo molto bella. Diciamo che non è più il punk dei tre accordi ma è diventato più elaborato, quasi come il rock. È cambiato ma è vivo.
Ugo: io penso che il punk non era solo musica, ma aveva anche un significato sociale, cosa che adesso non ha; una cosa è essere punk negli anni ’70, ed un conto è essere punk oggi con le creste che fa solo ridere. Il punk inteso come commistione sociale di denuncia ed anche di abbigliamento, è nato e morto nel ’77; dopo si è evoluta la parte sociale, quella musicale, anche l’abbigliamento, ma non è più un unico concetto. Con questo non voglio giudicare se sia meglio o peggio, però quando è nato c’era un’esigenza del v……..o alla regina che adesso non c’è. Se vedi i Sex Pistols che si son riuniti qualche anno fa, lo hanno fatto per una questione commerciale. Le band contemporanee punk musicalmente si sono evolute ed hanno la loro credibilità ma la parte sociale non c’è più.
Jury: riassumendo si può dire che il punk ’77 è un genere, il punk è un altro;
Piercesare: Oggi ci sono anche tanti filoni come l’horror punk, c’è anche il punk contaminato con l’hardcore…
Ugo: Poi non necessariamente il punk è uguale a velocità, ad esempio c’è qualche disco dei The Clash che non presenta tutta sta velocità. In sostanza nel punk si è perso il concetto sociale, ad esempio una band dalla caratura dei Ramones, che nella loro carriera non hanno detto un c…o, durerà mille anni.
Adesso invece c’è più capacità musicale ma non la si riesce a mescolare con il v……..o vero, l’energia in sé è diversa perché è diverso il contesto sociale.
Jury: Noi vorremmo rimanere fedeli a quelle origini, non importa tanto il tecnicismo quanto l’attitudine, io dico sempre che: in questo genere non vince chi suona meglio ma chi si diverte di più, e se riesci a far divertire il pubblico, a trascinarlo, allora vuol dire che stai facendo la cosa giusta.
Ugo: certo le band citate precedentemente rimangono i Nostri punti di riferimento, ma odiamo certi scimmiottamenti di alcuni gruppi che vanno molto di moda, a noi non interessa la cover band perché abbiamo delle cose da dire e vogliamo dirle.

D: una curiosità: ma le cover band devono essere “identiche” all’originale oppure no?
R (Piercesare): esistono anche le tribute band che sono un’altra cosa ancora. Comunque oggi proliferano per la crisi, perché spesso il locale preferisce prendere qualcosa di conosciuto.
Ad esempio noi cerchiamo di prendere lo spirito sia delle cover band che delle tribute band e le mettiamo in uno spettacolo che è completamente diverso.
Claudio: Guarda, vanno bene anche gli approfondimenti “mono band”, ma lì c’è un limite, perché un conto è travestirsi come il chitarrista e magari sbagliare pure a fare la canzone… o vedi quello che magari ha studiato, ha approfondito e lo ha fatto bene, ma che visivamente non ha nulla a che fare con l’originale.
Ugo: Ad esempio i Pink Floyd hanno portato un’innovazione, se tu li copi stai copiando un’innovazione!
Piercesare: ad esempio il tastierista aveva un’attrezzatura stratosferica, per una persona che può permettersi un sessantesimo di quell’attrezzatura ha un senso farne una cover band?
Cosa diversa, ad esempio, per Joey Ramone, che aveva una chitarra da 300€ come la possono avere i ragazzini.
Jury: Un’altra cosa che per me non ha senso è fare tribute band a chi è ancora vivo, ad esempio le varie “ligabuate”, cosa diversa invece è fare un tributo ad artisti che sono morti, perché vuol dire far rivivere un qualcosa che ora non c’è più. La questione cover band invece può essere una mancanza di creatività, solo pezzi propri magari potrebbe sembrare prendersi eccessivamente sul serio, quindi noi cerchiamo di fare un’unione di tutte queste cose.
Ugo: dal punto di vista commerciale questo tipo di band hanno senso eccome, portano gente ai locali.
Ad esempio Diego (la prima intervista della serie “trilogy” http://www.kontrokultura.it/pocoloco-ed-suo-proprietario-un-po-loco/ ) è una mosca bianca perché rischia di suo, ma lo fa perché gli piace. Anche se stasera stiamo prima di un nome importante, quindi anche qui si rischia poco.

D: avete qualche data in programma?
R (Ugo): Il 27 agosto in provincia di Roma.

Conclusione
Il linguaggio colorito, la simpatia e la leggerezza di alcune risposte sono caratteristiche che mettono in risalto la band ed i suoi quattro componenti. Si “sfidano” utilizzando la lingua italiana, che per certi versi non è semplice utilizzare, o meglio non è semplice usarla correttamente, ed è un motivo in più per sostenerli.
Già dalla prima volta che si osservano dal vivo, si nota questa commistione fra old & new, viene sprigionata un’energia altissima che coinvolge tutto il pubblico presente.

Non resta che “cantare” con i NiutàunHey Ho, Let’s Go”*.

Da Destra: Claudio - Ugo - Piercesare Jury
Da Destra: Claudio – Ugo – Piercesare – Jury

 

 

 

 

 

Little english summary
In this article I made an interview with a punk band named “Niutàun”. I asked to the components about their origin, how many years they have been playing together, how they met, I asked about their show, and so on.

Interview

The first question it was: How many years have you been playing together?
Answer: We have been playing together for about three years, but Me (Ugo) and Piercesare are friend since many years, then we met Jury at our first concert (with another line-up) and Claudio is a friend of Jury.

Q: How was the name of the band born?
A: From the situation in L’Aquila, and Niutàun is the pronounce of the New Town, that is the name of the structures that the politicians had tried to do. We went for this name because we don’t like the “englishism”.

Q: talking about your show
A: It is the union of our lyrics and the classic punk songs. Our show lasts about two hours and half.

Q: your songs lyrics are in Italian or English?
A: In Italian, because we have something to tell, and the Italian language is perfect, is more stimulating than writing in English.
These guys have clear ideas, they want to “sing” their emotions, and their show is very very interesting because they are full of energy, funny, angry…so full of punk…
And so I can tell them only one thing: “HEY HO LET’S GO”*.

Barbara Andreini

*Hey Ho Let’s Go è un pezzo della canzone dei Ramones Blitzkrieg bop