La scuola oggi non è più un’istituzione di nicchia, un’opportunità esclusiva delle famiglie aristocratiche e con genitori di livello culturale buono. Oggi la scuola pubblica è del popolo tutto, dei figli di persone che non hanno studiato, dei ragazzi problematici (dislessici, con disturbo dell’attenzione, e altre tipologie di BES), con problemi psico-fisici, ma anche figli di immigrati che vengono dalla Cina, dall’India, dal Pakistan, ecc.; che non conoscono l’italiano, ma devono vivere e studiare in Italia.
Questa nuova scuola, aperta al mondo e a tutti gli stili di vita, a tutti i problemi che si possono presentare, non esiste ancora oggi. Perché si realizzi, è importante iniziare cambiando il punto di vista in ottica insegnamento: non è più l’alunno che deve adeguarsi al sistema di insegnamento del docente, ma è l’adulto (educatore, insegnante, ecc.) che deve rispettare i bisogni specifici di ogni singolo alunno.
La scuola può essere riformata, e può adeguarsi alle esigenze degli alunni solo se conosce i bisogni collettivi e ha personale formato, competente, per soddisfare tale bisogni.
Per questo la scuola oggi cerca di avvicinare i genitori, renderli più presenti e partecipi, sia nei consigli di classe che in quelli d’istituto, in maniera che siano soggetti attivi a livello decisionale.
La scuola ha da sviluppare un progetto di riforma basato sulla complessità, che riflette sulle capacità dei docenti, l’aggiornamento e la possibilità di fare formazione per ottenere nuove competenze da investire in ambito lavorativo, le capacità manageriali dei dirigenti e dei docenti coordinatori, il bisogno di dover riflettere sui bisogni specifici dei ragazzi senza perdere di vista gli obiettivi generali della formazione che la scuola offre in base all’ordine e al grado, le modalità di insegnamento: importante è riuscire a promuovere un insegnamento attivo, dove i ragazzi imparano facendo e dove si rispettino i vari stili di apprendimento.
La riforma formativa, educativa e d’insegnamento porta la scuola moderna a dover rivedere i propri standard di valutazione della qualità. Infatti, oggi, la qualità di una scuola non si misura più solo in termini quantitativi (quanti alunni si iscrivono? Quanti i promossi? Quanti i bocciati? Quale voto medio ottengono gli alunni di una certa classe? Che differenza c’è con altre classi?). A questi si applicano anche sistemi di valutazione qualitativi:
- Dove vive lo studente?
- Che tipo di famiglia ha?
- Qual è il livello di istruzione dei genitori?
- Che tipo di bisogni formativi richiede?
- Che tipo di aiuto può offrire la scuola perché lo studente superi uno step formativo che non riesce a superare da solo?
Questo significa che la scuola riformata è una scuola che si pone delle domande, che si prefigge di aiutare i ragazzi, che si valuta attraverso degli standard di qualità al fine di offrire un servizio sempre migliore alla comunità, e per crescere sia come lavoro che come opportunità sia per coloro che operano all’interno della scuola per le famiglie che usufruiscono del servizio.
Angelo Franchitto