Mangia una lumaca per gioco e resta paralizzato: Sam muore a 28 anni dopo un calvario di 8 anni

meningite eosinofila

Un ragazzo australiano di 28 anni è diventato paraplegico dopo aver mangiato una lumaca da giardino. I fatti risalgono al 2010: il giovane accetta per gioco una sfida con gli amici e mangia una chiocciola da giardino. Difficilmente Sam Ballard (questo il nome dello sfortunato ragazzo) avrebbe potuto immaginare le conseguenze che ne sarebbero derivate, segnando per sempre la sua vita.

Mangia una lumaca: è l’inizio del suo calvario

All’epoca, nel 2010, Sam aveva solo 19 anni. Dopo poco il ragazzo inizia ad avvertire i primi sintomi. A causa del peggioramento di questi malori è costretto a recarsi d’urgenza in ospedale. Nonostante le cure, il giovane entra in coma. Lo sarà per ben 400 giorni, purtroppo al risveglio l’incubo non è finito perché li ragazzo scopre di non poter più camminare.

I medici nel ricostruire il suo caso, comprendono che il ragazzo ha contratto una infezione, che gli è stata trasmessa dall’Angiostrongylus cantonensis. Si tratta di un parassita che è presente anche nei ratti. E’ causa della meningite eosinofila. Nonostante la grave malattia, il ragazzo australiano l’ha sempre affrontata con coraggio, sperando fino all’ultimo di ritornare a camminare. Purtroppo Sam si è spento venerdì scorso. Al capezzale del giovane circondato dall’affetto di parenti ed amici, è rimasta sempre presente la madre, che ha salutato per l’ultima volta con un “Ti voglio bene“.

Angiostrongylus cantonensis: cos’è

Si tratta di un nematode, parassita di lumache, chiocciole e ratti che causa la meningite eosinofila. Inizialmente l’infezione si presenta con sintomi quali nausea, vomito, stanchezza, dolori all’addome. Successivamente si intensificano interessando il sistema nervoso centrale.

I quadri clinici più gravi possono portare ariflessia, quadriparesi, insufficienza respiratoria e atrofia muscolare. La diagnosi avviene mediante la conta leucocitaria, puntura lombare, esami radiologici al cervello e con test sierologici. La cura prevede la somministrazione di antielmintici, tuttavia alcuni danni, a  seconda della localizzazione dell’infezione, possono avere natura irreversibile.