Registrare la chitarra acustica – L’equalizzazione

Equalizzatore software

L’equalizzatore, hardware o software, ha il compito di esaltare o meno determinate frequenze di uno strumento.
In genere la chitarra acustica va registrata non equalizzata.
Eventuali fenomeni di disturbo, come la presenza eccessiva di una data frequenza, vanno risolti con l’impiego di un equalizzatore, solo nel caso in cui rendano difficile la realizzazione di una buona registrazione.
Evitiamo anche di attenuare le frequenze attorno agli 80/100 Hz.
In caso di eccessiva presenza di basse, riposizioneremo il microfono in maniera tale da riequilibrare il tutto.

Mentre in registrazione è meglio non utilizzare l’equalizzatore, lo stesso risulta indispensabile in fase di mixaggio: fase in cui la chitarra acustica dovrà convivere al meglio con i suoni degli altri strumenti.
Per utilizzare al meglio l’equalizzatore è bene conoscere l’estensione della chitarra, dove arrivano le componenti armoniche, la banda che costituisce il corpo sonoro dello strumento e le zone da enfatizzare o de-enfatizzare affinché la convivenza con gli altri avvenga al meglio.
Tuttavia, se il brano prevede la registrazione della sola chitarra sola, quanto appena detto riguardo la convivenza, non ha valore alcuno.

Ecco una serie di consigli pratici per una equalizzazione efficace:

  • E’ meglio tagliare, de-enfatizzare determinate frequenze, piuttosto che incrementarne altre.
  • Paragoniamo spesso il suono equalizzato con il suono originale per non stravolgere il timbro dello strumento.
  • Nel caso volessimo ottenere particolari risultati, consideriamo la dinamica da dare all’esecuzione: suonare più vicino al ponte o alla buca, il tipo di plettro da utilizzare, il tipo di corde e il loro spessore.
  • Utilizziamo un filtro high shelf per aprire il suono e mettere in luce qualche dettaglio sonoro.
  • Se desideriamo schiarire un po’ il suono, enfatizziamo di qualche dB i 10 kHz; qualche dB ai 7.000 Hz rende più incisivi gli acuti.
  • Interveniamo sui 3 kHz o sui 5 kHz per enfatizzare l’attacco, ricordando che agendo intorno a quest’ultima frequenza si vivacizza il suono.
    Se la parte eseguita è un accompagnamento di secondo piano, basterà una leggera enfasi nella zona dai 2.000 Hz ai 3.500/4.000 Hz per far sentire bene l’apporto ritmico-armonico.
  • Dai 1.500 ai 3.000 Hz diamo presenza al suono.
    Per alcune chitarre dal suono scuro, de-enfatizzare la zona dei 1.500 Hz aiuta ad aprire il suono; mentre per quelle di buona fattura, togliere qualche dB nella zona 1.500-3.000 Hz genera un svuotamento che può essere gradito o meno a seconda dei casi.
  • Con chitarre particolarmente economiche togliere qualche db attorno agli 800 Hz aiuta a mascherare la componente cheap.
    Se invece vogliamo evidenziare il legno dello strumento, agiamo sulla banda compresa tra i 700 e i 1.200 Hz. 
    De-enfatizzando questa zona metteremo in risalto le armoniche secondarie.
  • La zona tra gli 80 Hz e i 400 Hz, zona che include la sottozona dei medio-bassi (250 Hz – 400 Hz), di solito contiene componenti sonore importanti di altri strumenti, per cui gli interventi devono essere ben mirati e solitamente in de-enfasi.
  • Dopo aver tagliato gli 80/100 Hz, è bene ascoltare con attenzione la zona, appunto, tra gli 80 e i 300 Hz (esaltando una banda stretta e sweeppando tra le frequenze in questione) alla ricerca di qualche frequenza booming o comunque fastidiosa. 
    Se è presente, de-enfatizziamola usando un Q stretto per togliere il meno possibile al resto del suono. 
    Questa banda di frequenze è anche quella in cui è possibile rinforzare il corpo della chitarra; stiamo attenti in questa operazione, a non impastare il suono.
  • Se vogliamo evidenziare le prime armoniche, agiamo nella zona dai 300 ai 1.000 Hz con parsimonia. 
    Attenzione anche ad incrementare le frequenze acute, in quanto aumenterebbe l’udibilità del rumore.