Marisa Charrère: profilo di una Medea dei giorni nostri

Marisa Charrère: profilo di una Medea dei giorni nostri
Marisa Charrère: profilo di una Medea dei giorni nostri

Marisa Charrère (48 anni) infermiera dell’ospedale di Aosta, prima di uccidere la sua prole aveva scritto alcune terribili parole che lasciano intuire il suo infame gesto, quanto più di innaturale per una madre, una donna che per nove mesi ha portato in grembo una creatura, sangue del suo sangue:

‘Non ti chiedo scusa. Non ne potevo più di vivere così. Mi hai tolto la felicità e il sorriso. Ora io li tolgo a te, per sempre’

Queste torbide frasi sono indirizzate al marito Osvaldo Empereur (47 anni) per confessargli il suo efferato delitto. Approfittando dell’assenza del coniuge, Marisa ha ucciso i loro due figli: Nissen (7) e Vivien (9) tramite un’iniezione letale. In seguito, l’infermiera si è suicidata ingerendo una dose mortale di veleno. La tragedia si è consumata ad Aymavilles, a pochi chilometri da Cogne, sede di un altro atroce caso di cronaca nera, quello del piccolo Samuele Lorenzi (3 al momento della morte).

Marisa Charrère: il matrimonio, il lavoro e il ruolo di madre

Le reali motivazioni che hanno portato Marisa Charrère ad un gesto così folle sono ancora avvolte nel mistero. Quello tra l’infermiera e Osvaldo sembrava una relazione felice e serena, almeno in apparenza. La donna lavorava presso il reparto di cardiologia dell’ospedale di Aosta. Marisa era molto benvoluta dai suoi colleghi, così come dai pazienti di cui si prendeva cura. Il marito invece lavora come assistente capo del Corpo Forestale della Valle d’Aosta presso la caserma Arvier (paese adiacente Aymavilles).

Maria e Osvaldo, poco prima di arrivare alla quarantina, erano riusciti a coronare il sogno più grande di qualsiasi coppia sposata: divenire genitori. I piccoli Nissen e Vivien frequentavano la scuola elementare locale. Due bambini che le soddisfazioni a mamma e papà le avevano date, essendo piccoli campioni nello sci di fondo. Il figlio maggiore aveva iniziato da poco a partecipare alle gare sportive per bambini.

Ma allora come si è arrivati a a tutto questo? Gli investigatori ipotizzano che dietro il folle gesto dell’infermiera ci fossero dei dissidi con il marito. Come leggiamo dal settimanale Giallo, sono stati rinvenuti alcuni messaggi che fanno riflettere su questa eventualità. Ecco ad esempio cosa aveva scritto la Charrère al consorte una volta:

‘Non ce la faccio più, adesso tocca a te soffrire’

Forse era tutto premeditato

Le modalità di omicidio lasciano pensare ad un delitto plurimo freddamente premeditato. Marisa Charrère ha preparato un mix letale mentre si trovava ancora in ospedale. Il composto che ha posto fine alla vita dei due bambini si basa prettamente sul potassio. Si tratta di un elemento che, se ingerito in grandi quantità, può essere mortale, in quanto provoca l’arresto cardiaco. Quando la donna è rientrata a casa, aveva già in borsa le siringhe pregne del liquido mortale.

Approfittando dell’assenza del marito (che era fuori con degli amici) ha prima sedato i due bambini con una puntura e, di seguito, ha iniettato nei loro corpi la sostanza letale precedentemente preparata. Sono bastati pochi minuti affinché Nissen e Vivien passassero dal mondo dei vivi a quello della morte. Subito dopo, Marisa ha bevuto la fiala di veleno che l’ha uccisa in pochi istanti.