La dieta universale per salvare il pianeta

Dieta universale per salvare la Terra

Una dieta universale per salvare il pianeta: e’ questo l’obiettivo ambizioso che si propone lo studio condotto dalla Commissione Eat-Lancet, che ha visto la partecipazione di 37 esperti di nutrizione e sostenibilità.

D’altronde vi è da sottolineare che le risorse del nostro pianeta non sono inesauribili, per cui, considerando che nel 2050 abiteranno sulla Terra circa 10 miliardi di persone, questo nuovo regime alimentare potrebbe migliorare le condizioni di salute di tante persone.

Dieta universale per salvare il pianeta: in cosa consiste

La curva demografica risulta in crescita anche nei decenni a venire. I ricercatori, misurandosi con questo scenario futuro, hanno prospettato quale potrebbe essere il regime alimentare più idoneo per nutrire miliardi di persone. All’interno della commissione internazionale EAT-Lancet, esperti nelle più diverse discipline: dell’alimentazione, dei cambiameni climatici e dell’agricoltura.

Questa dieta richiede che venga ridotto su scala mondiale il consumo della carne rossa e dello zucchero, che andrebbe dimezzato. Di contro invece dovrebbe essere raddoppiata la presenza sulle nostre tavole di alimenti quali legumi, verdura, noci e frutta.

Dieta universale: il piano

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In particolare questo tipo di dieta contempla un fabbisogno alimentare pari a 2.500 chilocalorie. Nello specifico, la commissione consiglia il consumo ogni giorno di 230 grammi di cereali integrali, 500 grammi di frutta e verdura, 250 di latticini, 14 di carni bovine o suine o ovine, 29 di pollo, 13 di uova, 28 di pesce, 75 di legumi, 50 di noci, 31 di zuccheri.

Così spiega il Dottor Francesco Branca, direttore del dipartimento della nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’Oms:

“Questo rapporto non fa altro che confermare ciò che avevamo già indicato con l’Oms. Questa commissione ha rianalizzato i dati disponibili sul rapporto tra dieta e salute e conferma che una dieta a base di carboidrati, legumi, grassi insaturi è associata ad una minore mortalità, causata da malattie cardiovascolari e tumori”.