Alzheimer, la causa potrebbe essere un batterio che infetta le gengive

Alzheimer potrebbe essere causato da una infezione alla gengiva

Secondo un nuovo studio esisterebbe una correlazione tra lo sviluppo dell’Alzheimer e un batterio causa di una infezione alle gengive, la parodontite cronica. A metterlo in evidenza una ricerca condotta dall’Università di Louisville (Kentucky USA). Ma andiamo a considerare cosa hanno scoperto i ricercatori.

Alzheimer: un batterio potrebbe favorirlo

Secondo i ricercatori, le placche beta amiloidi e le proteine tau, segni caratteristici di questa patologia neurodegenerativa, rappresentano una sorta di difesa da parte dell’organismo contro questa infezione.

I ricercatori, per dimostrare l’esistenza di una associazione tra l’esposizione all’agente microbico e l’aumentato rischio di sviluppare l’Alzheimer, hanno infettato col batterio alcuni topi geneticamente modificati. La presenza del batterio ha indotto non solo lo sviluppo delle proteine tau e beta amiloide, ma anche degli enzimi tossici dei batteri chiamati gingipain. Insomma l’attivazione di questi meccanismi difensivi messi in opera dal cervello avrebbe come conseguenza l’aumento del rischio di sviluppare l’Alzheimer.

Nuove prospettive

Tenendo conto di questi risultati, i ricercatori hanno messo a punto dei farmaci capaci di impedire l’effetto del Porphyriomonas gengivalis a danno del cervello. Nello specifico, inibendo la molecola COR388 sono riusciti non solo a diminuire la carica batterica, ma anche a contenere la neuroinfiammazione ai danni dell’ippocampo. Tuttavia serviranno altri studi per dimostrare se effettivamente l’inibizione di questo composto possa avere effetto sul decorso della malattia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances.

Alzheimer: cos’è

La demenza di Alzheimer prende il nome dal medico tedesco Alois Alzhemer che per primo la descrisse nel lonano 1907. Questa patologia a carattere neurodegenerativo comporta un progressivo quanto inesorabile declino delle facoltà cognitive. La malattia intacca sia la memoria che le facoltà cognitive.

Colpisce circa il 5% della popolazione. Inizialmente si manifesta con una amnesia che dapprima riguarda le piccole cose, per poi estendersi gradualmente sempre di più, fino al punto che il paziente non riesce più a riconoscere i familiari ed ha bisogno di aiuto anche per il compimento delle operazioni quotidiane più semplici.