Delitto di Cogne, le interessanti dichiarazioni di Roberto Testi

Delitto di Cogne, le interessanti dichiarazioni di Roberto Testi
Delitto di Cogne, le interessanti dichiarazioni di Roberto Testi

Torniamo a parlare del Delitto di Cogne, caso accaduto nel 2002, che vide come vittima il piccolo Samuele Lorenzi. Il dottor Roberto Testi, medico legale dell’accusa, è entrato più volte all’interno dello chalet degli orrori per gli opportuni esami. Testi ha dichiarato al riguardo:

‘Una casa da Mulino Bianco, che strideva con l’atrocità dell’omicidio che si era consumato tra quelle pareti’

Il dottor Testi conosce mnemonicamente la cameretta in cui venne ucciso il piccolo Samuele. Il medico legale ha lavorato sul delitto di Cogne per ben tre anni. Lo staff del settimanale Giallo lo ha incontrato e quest’ultimo ha accettato di sottoporsi ad una breve intervista.

Delitto di Cogne: l’intervista a Roberto Testi

In primis, lo staff di Giallo ha chiesto a Roberto Testi se ritiene che Annamaria Franzoni (mamma del piccolo Samuele) sia realmente colpevole. Il medico legale ha risposto:

‘Chiunque faccia il mio mestiere non si chiede mai chi sia il colpevole. Quello lo devono decidere i giudici’

Il dottor Testi ha affermato inoltre che egli, in qualità di consulente, deve limitarsi a fornire elementi oggettivi. In seguito, gli è stato chiesto quali ricordi abbia di tale terribile caso di cronaca nera, il delitto di Cogne appunto, che all’epoca sconvolse l’intero Paese. Testi ha risposto:

‘Un caso come quello di Cogne segna in qualche modo coloro a cui vi hanno lavorato. Mi riferisco sia all’indagine che al processo. C’era una tale pressione mediatica che nello svolgere il nostro lavoro abbiamo sentito una tensione superiore a casi tecnicamente più complessi’

Alla domanda su quale è stato l’elemento del delitto di Cogne che più lo avesse più colpito, Testi ha risposto:

‘La casa. Durante i numerosi sopralluoghi, mi è rimasta impressa la bellezza di quel luogo’

Infine, il medico legale ha parlato anche dell’arma del delitto, mai rinvenuta:

‘Secondo la nostra consulenza, è stato usato un oggetto contundente lungo e con un manico’

Per Testi non può essere stata una pietra, a causa della cosiddetta ‘velocità angolare’ che è risultata alquanto elevata. A confermare l’ipotesi del consulente ci sono inoltre le tracce di sangue ritrovate sul soffitto. Il delitto di Cogne è una vicenda destinata a rimanere negli annali della cronaca nera italiana, per la sua crudeltà ed efferatezza.