Seo: il link building sfrenato e le penalizzazioni

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C’era una volta il link building sfrenato! Agli albori del web e dei motori di ricerca la cosa più importante per un sito era il cosiddetto PR,  ossia il page rank, un algoritmo di Google che assegna un valore che va da 0 a 10 a ogni pagina di un sito web. Più è alto il PR, che ha una scala logaritmica, più un sito aveva valore agli occhi di Google.

Il PR è stato per molto tempo il metro di valutazione dell’importanza dei siti e per questo molti webmaster hanno indetto una caccia sfrenata alla ricerca di link in entrata. Link in entrata che aumentano il valore del PR dei siti e che si può misurare tramite appositi tool online o verificare direttamente attraverso numerosi estenzioni di Chrome guardando la cosiddetta barretta verde.  La caccia ai link in entrata si svolgeva attraverso scambi di link,  acquisto,  firme nei forum di settori, spam in altri blog.

Tutto questo nel corso degli anni ha prodotto un mercato fiorente di compra-vendita di link in articoli sponsorizzati o guest post, ossia inserimento di un link con la keyword che si voleva  spingere in modo da portare traffico comprato e artificiale al sito sponsorizzato.  Il mercato di link ha alterato notevolmente i motori di ricerca permettendo a chi poteva spendere di più di ottenere talvolta risultati immeritati nelle Serp di riferimento.

Google è così passato al contrattacco creando una serie di algoritmi capaci di stanare i link che possono apparire comprati o innaturali, come il Penguin, vero spauracchio di tutti i black SEO. Penguin colpisce le singole pagine  e anche l’intero sito monitorando  i link in uscita che puntano a siti di scarsa qualità o non a tema, la keyword stuffing e l’eccesso di link in entrata con la stessa anchor text. Il link building sfrenato porta a penalizzazioni che possono causare addirittura il ban del sito e l’uscita da Googgle con conseguente perdita di visibilità e di traffico.

Ora si può dire che gli algoritmi di Google sono più di 200 e che il PR ha perso nettamente di valore. Quello che interessa maggiormente a Google sono i contenuti del sito e quello che offre agli utenti, penalizzando tutte le pratiche Black Seo che dominavano in passato.  Per avere un sito di valore aora più che mai è necessario attenersi alle   istruzioni per i webmaster del motore di ricerca sperando che i contenuti proposti siano apprezzati a tal punto dai lettori da creare link spontanei.