Influenza, 6 milioni di casi: 95 decessi e 516 pazienti gravi

Influenza stima casi

Influenza: dall’inizio della sorveglianza epidemiologica nell’ottobre scorso, sono 95 le persone decedute a causa di qualche complicanza derivante dal virus influenzale. I contagi invece raggiungono  quasi i 6 milioni.

Influenza 2019: gli ultimi dati

Sono questi i dati che emergono dal Sistema di sorveglianza epidemiologica dell’Istituto Superiore di sanità (Iss). In particolare nell’ultima settimana presa in considerazione che va dall’11 al 17 febbraio, si sono verificati 663mila contagi. La circolazione del virus dell’influenza invece si attesta a un livello di incidenza che si può definire medio (11 casi per 1000 assistiti).

Influenza 2019: decessi e casi gravi

Dall’ottobre 2018 risultano 516 le persone contagiate dall’influenza per le quali si è reso necessario il ricovero in terapia intensiva a causa del sopraggiungere di complicazioni di tipo respiratorio acuto. Tra questi si contano anche 7 donne in gravidanza e 95 persone decedute.

Riguardo ai casi gravi, il 62% è costituito da pazienti di sesso maschile. Il 91% ha più di 50 anni. Inoltre nell’82% dei casi vi era un fattore di rischio preesistente, quali patologie cardiovascolari o respiratorie croniche, diabete e tumori.

Influenza 2019: cosa dice l’esperto

Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, spiega che questo numero significativo di casi gravi rispetto al totale, ovvero circa uno su 1000, si deve al ceppo virale H1N1 di quest’anno. Si tratta, spiega sempre l’esperto, di un virus di origine suine che è stato causa della pandemia ddel 2019 e che si rivela pericoloso soprattutto per gli anziani. Rezza specifica che le complicanze e i decessi risultano per lo più evitabili col vaccino antinfluenzale, in quanto perfino nei casi rari in cui non riesce ad impedire il contagio, lo rende comunque meno aggressivo.

Inizialmente si erano stimati 5 milioni di contagi, mentre stando agli ultimi dati si è arrivati a quasi 6 milioni. Rezza spiega che questa differenza si deve al fatto che le previsioni ad inizio stagione non possono considerarsi attendibili perché il virus dell’infuenza cambia ogni anno.