Pizza, tracce di bisfenolo nei cartoni: i rischi per la salute

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Secondo una nutrizionista la pizza fa male alla salute

La pizza è uno dei prodotti gastronomici più noti ed apprezzati del nostro paese. Tuttavia stando a una inchiesta condotta da Il Salvagente, il cartone della pizza potrebbe contenere delle sostanze potenzialmente pericolose per la salute.

Cartone delle pizze contaminato da bisfenolo: i pericoli per la salute

Stando alle analisi condotte da Il Salvagente sono state trovate tracce di bisfenolo A su 2 cartoni su 3 per la pizza. Le percentuali hanno superato i valori consentiti. In particolare tracce di questa sostanza chimica sono state trovate solo nei 2 contenitori prodotti all’estero ma che verrebbero utilizzati anche in Italia.

La nsotra normativa in materia di sicurezza alimentare è molto severa, in quanto prevede che i produttori sono tenuti ad usare solo la cellulosa vergine per la produzione dei contenitori in cartone relativi agli alimenti. In ogni caso stando a quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, il Ministero della Salute avrebbe avviato una inchiesta per fare chiarezza su questa vicenda.

Bisfenolo A: quali potrebbero essere i rischi per la salute

Questa sostanza chimica risulta da tempo all’attenzione da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non esistono conclusioni univoche in materia.

Viene considerato un interferente endocrino, ovvero una sostanza in grado di andare ad alterare l’equlibrio endocrino, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del feto all’interno dell’utero e nella prima infanzia. Inoltre potrebbe alterare anche lo sviluppo dei sistemi riproduttivo, nervoso ed immunitario.

A proposito dell’esposizione ambientale ed alimentare a questa sostanza, l’autorità europea per la sicurezza alimentare in uno studio pubblicato nel 2015, pur facendo divieto del Bisfenolo A nel biberon, ha concluso che i livelli di esposizione in Europa possano essere considerati al di sotto di una soglia di rischio, anche per le fasce della popolazione da ritenersi potenzialmente più vulnerabili, come i bambini. Pertanto al momento ancora non esistono conclusioni definitive in merito.