Flavio Insinna ‘finisce’ in carcere: ecco cosa è successo al conduttore de L’Eredità

Flavio Insinna

Flavio Insinna finisce davvero in carcere? Ecco la verità 

Flavio Insinna finisce davvero in carcere? La notizia riportata sul web da diversi siti ha gettato nello sconforto molti suoi fan, mentre altri hanno gioito. Tranquilli, il noto conduttore de L’Eredità andrà veramente all’interno di una prigione, ma non per motivi penali. L’artista romano realizzerà un nuova tappa del suo tour proprio in in una casa circondariale. Andiamo a vedere nello specifico cos’è successo.

Flavio Insinna in prigione, ma per uno spettacolo teatrale

Nel pomeriggio di sabato 4 maggio 2019, Flavio Insinna sarà presente nel carcere di Chieti per lo spettacolo ‘Dalle sbarre alle stelle’. L’attore romano  impegnato dallo scorso settembre alla guida de L’Eredità, reciterà sul palco con dieci detenuti di Pescara. Questo spettacolo teatrale è ispirato al libro ‘Cento lettere’. Si tratta dell’ultima tappa al Teatro Stabile d’Abruzzo sotto la direzione artistica di Simone Cristicchi.

Nello specifico la vicenda narra la vita criminale del carcerato Attilio Frasca, dai primi reati alla lunga detenzione. L’intera storia è caratterizzata dalle lettere scritte da questi e da quelle che hanno redatto due suoi amici intimi che si trovavano con lui in prigione. Flavio Insinna interpreterà un terzo amico, Massimo, il quale è anche la voce narrante dell’intero spettacolo. (Continua dopo la foto)

Flavio Insinna

La trama dello spettacolo teatrale con Flavio Insinna

Anche se hanno fatto fede alla storia dell’autore narrante in prima persona, il lavoro teatrale ha voluto renderla universal. In che modo? Facendola diventare la voce narrante degli altri detenuti in scena.

Il delirio di onnipotenza, la solitudine e la redenzione descritti nel libro, nello spettacolo vengono tradotti scenicamente da dieci attori detenuti, sempre in scena come un corpo unico, attraverso emozioni forti e intime che solo chi conosce la vita carceraria può arrivare a esprimere. Dalla spensieratezza dei bambini che giocano sui prati di borgata alle prime “marachelle”, dalla violenza allo stadio.