Club satellite: La Juve pensa all’acquisto di un team!

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La dirigenza bianconera sta pensando di acquistare un club in Portogallo

 

Quella di comprare dei club satellite è una moda che sta prendendo molto campo in Italia. I primi ad investire in questo progetto sono stati i Pozzo, proprietari storici dell’Udinese che hanno rilevato le quote di club stranieri come quello inglese del Watford e quello spagnolo del Granada.

Precedenti italiani

Anche l’ex presidente del Cesena Igor Campedelli ha deciso di acquistare la squadra portoghese Olhanense nel 2013. E proprio in Portogallo Andrea Agnelli potrebbe investire i propri soldi per formare un club satellite della Juventus. Dopo aver monitorato la situazione del Reading nell’estate 2013, adesso la dirigenza bianconera sta raccogliendo informazioni molto dettagliate riguardo due squadre che militano nel massimo campionato portoghese: il Clube de Futebol Os Belenenses, squadra quattro volte campione di Portogallo, e il Boavista, trionfatrice in Portogallo nella stagione 2000-01.

I benefici del club satellite

Per prelevare le quote di queste società è necessario un budget tra i 500.000 e i 2 milioni di euro, cifra quasi irrisoria considerando gli enormi benefici che si possono trarre da un’operazione del genere. Infatti la Juve potrebbe avere la possibilità di far crescere i propri giovani in campionati di massima categoria per poi richiamare alla base i migliori e rivendere quelli ritenuti non adatti, ottenendo così delle plusvalenze. Inoltre il numero massimo di extracomunitari è illimitato e così la dirigenza può liberamente cercare talenti in tutto il mondo senza tener conto di leggi come quelli presenti nel nostro calcio. L’altro enorme vantaggio è quello che all’estero è possibile investire dei soldi tramite i fondi di investimento ottenuti in collaborazione con altre società, strategia molto diffusa in tutta Europa, ma proibita in Italia.

Club satellite come le squadre riserve

La strategia dei club satellite sarebbe utile anche al rilancio del calcio italiano. Infatti, oltre a quella sugli stadi, un’altra riforma assente che penalizza fortemente il nostro calcio nei confronti delle top league straniere è quella riguardo ai campionati riserve. In tutte i campionati stranieri, ciascun club ha una cosiddetta squadra delle riserve che sarebbe più o meno l’equivalente delle nostre primavere. A differenze delle nostre giovanili, però, queste selezioni non giocano in campionati a parte come accade in Italia, ma militano in campionati professionistici di categoria, cioè l’equivalente della nostra serie B e Lega Pro. In questo modo, i giovani hanno subito un impatto con i campionati che contano e così sono pronti al salto in prima squadra già a 19-20 anni e non a 24-25 come molto spesso accade nel belpaese.

 

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