Novation Bass Station 2

Novation Bass Station 2

La macchina Bass Station II riprende in tutto e per tutto l’impostazione di quella degli anni ’90, ma poi ne potenzia notevolmente architettura e qualità costruttiva.
Così l’impianto è ancora quello di un monosynth con tastiera a due ottave e il tipico cabinet nero con finiture azzurre, ma la costruzione è assai migliore, solida e soddisfacente, i comandi continui non sono più solo a manopola rotativa, gli switch a slitta sono stati sostituiti da ben più piacevoli levette satinate e zigrinate, il filtro si è arricchito di nuove modalità operative, è comparso un arpeggiatore, le memorie sono state espanse e la tastiera viene ora usata per l’accesso a parametri di sintesi minori che non hanno trovato posto tra i già numerosi comandi di pannello. Il prezzo poi, attualizzando il listino della Bass Station del 1993, è rimasto sostanzialmente invariato e l’estetica ha guadagnato la retro-illuminazione in blu delle due wheel di pitch e modulazione.

Andiamo ora ad analizzare Bass Station II come strumento a se stante: in un cabinet compatto e di buona fattura è ospitata anzitutto la citata tastiera due ottave, dall’action decisamente valida e certamente superiore a quella di tanti controller di simile estensione, ed in più dotata sia di velocity che di aftertouch.
L’alimentazione avviene tramite un alimentatore da 9 V fornito in dotazione o attraverso il bus USB: se questo depone a favore della portatilità, è lo stesso costruttore a segnalare che le migliori prestazioni sonore si ottengono con l’alimentazione esterna in quanto i 5 V dell’USB non sono in grado di scatenare tutta la dinamica della macchina.
Ricordate sempre che in un synth, un mixer, un ampli noi ascoltiamo nient’altro che la tensione di alimentazione opportunamente modulata, e se questa è “debole” anche il segnale in uscita lo sarà.
La generazione monofonica è in sintesi sottrattiva tradizionale con due VCO più sub-oscillatore, filtro multimodo, doppio inviluppo ADSR e doppio LFO.
Insomma, un impianto “fermo” agli anni ’70 ma non per questo criticabile, anzi!
Semplicemente Novation ha scelto di non inserire in Bass Station II cose come waveform complesse, distorsioni delle quadre e sawtooth di base, “ipocrite” funzioni Unison destinate a rimpolpare il sound di generatori altrimenti asmatici, effetti di chorus, delay o riverbero.

La macchina è programmabile su 128 locazioni di patch.
La sua connettività è anch’essa completa pur senza strafare: uscita monofonica, presa cuffia, porte MIDI In e Out e jack per pedale di sustain.
L’USB per il trasporto MIDI, e soprattutto un ingresso audio per l’elaborazione di un segnale esterno attraverso VCF e VCA, sono aggiunte assai gradite.
Entrando nel dettaglio della catena di sintesi, troviamo due DCO identici con waveform sinusoidale, triangolare, sawtooth e quadra a simmetria variabile, selezionabili in opzione tra loro.
Ciascun DCO ha poi controlli di ottava, di Pitch Coarse e Fine, di profondità di modulazione da parte del Mod Env
(l’inviluppo ADSR precablato al filtro) e di LFO1, di simmetria dell’onda quadra. Quest’ultima è comandabile manualmente (PW) oppure da LFO2 o Mod Env (PWM).
Tutti questi comandi sono comuni ai due oscillatori e vengono indirizzati all’uno o all’altro tramite una levetta di
selezione.
Il Sync è invece attivabile con un comando secondario accessibile da tastiera, e questo è un peccato perché sarebbe stato utile poterlo raggiungere in maniera più immediata.

Il comparto generatori è completato da un sub-oscillatore accordabile una o due ottave sotto Osc1 e dotato di sinusoidale, quadra o impulsiva, nonché da una sorgente di rumore bianco.
Il mixer che somma tutte queste sorgenti ha una manopola ciascuno per Osc 1, Osc 2 e Sub-Osc, mentre una quarta manopola regola, tramite selettore a tre vie, il volume del Noise Generator, dell’ingresso audio esterno e di un Ring Modulator sempre attivo tra i due oscillatori principali.
Si giunge così alla complessa sezione VCF: qui un comando Overdrive posto immediatamente prima del filtro vero e proprio ne regola la saturazione, mentre per la scelta del profilo di filtraggio vi sono a disposizione più opzioni.
Un selettore permette infatti di impostare il filtro nelle modalità Acid o Classic: la prima è unicamente passa-basso a 24 dB/Oct, mentre la seconda modalità definita Classic è più complessa.
Il filtro Classic può infatti operare come LPF, BPF o HPF ed essere impostato a 12 o 24 dB/Oct, assicurando così a
Bass Station II una notevole versatilità timbrica e di impiego.
Il filtro è dotato di controlli di cutoff, risonanza, modulazione positiva o negativa da parte di Mod Env e di LFO 2.

Il keytracking non è invece regolabile poiché fissato dalla casa al 100%.
Un comando Osc Filter Mod, un po’ balzanamente inserito nella sezione di pannello denominata Effects, dosa la modulazione del cutoff in audiofrequenza da parte di Osc 2 e permette di portare il suono di Bass Station II in territori piuttosto selvaggi.
Dal filtro il segnale esce verso un secondo stadio di saturazione denominato Distortion (anch’esso relegato tra gli Effects”): esso introduce un tipo di distorsione più marcata dell’Overdrive e, nelle posizioni più elevate, aggiunge una notevole quantità di sovratoni.
Il segnale arriva infine nel VCA.
Il modulo è dotato di un proprio Amp Env il quale, come il già citato Mod Env, è di tipo ADSR.
I due condividono anzi gli stessi quattro slider di Attack, Decay, Sustain e Release, e ci pensa poi un selettore a tre posizioni a indirizzare tali comandi a un inviluppo, all’altro o a entrambi.
Gli inviluppi sono triggerabili in modalità Multi, Single o Autoglide (il retrigger avviene solo se si suona staccato).
Tra le sorgenti di modulazione vi sono anche i due LFO, ciascuno con waveform triangolare, dente di sega, quadra e S&H nonché comandi di velocità (agganciabile al clock MIDI) e delay.

Oltre ai percorsi di modulazione direttamente gestiti dai comandi di pannello sopra descritti, altre modulazioni di utilizzo meno frequente possono essere impostate coi comandi secondari selezionabili da tastiera e poi dosabili coi pulsanti Up/Down posti sotto al display: la Mod Wheel può così essere ruotata al cutoff del filtro, alla modifica del pitch da parte di LFO 1, alla modifica del cutoff da parte di LFO 2 e al pitch di Osc 2.
L’aftertouch può essere ruotato al cutoff, al dosaggio di LFO 1 sul pitch degli oscillatori e alla velocità di LFO 2, mentre la velocity è dosabile su cutoff e volume.
Non va trascurato neanche un Limiter attivabile sull’uscita Master per l’ottenimento di suoni compressi, né bisogna dimenticare il Key Sync e la regolazione della pendenza delle waveform sui due LFO.
Complessivamente si tratta di un’impostazione assai ben pensata, che aggiunge numerosissime frecce nella faretra delle possibilità sonore di Bass Station II.

Cenno veloce per il portamento dotato di solo controllo di velocità, ed ecco che arriviamo all’arpeggiatore: nell’ambito della musica elettronica esso è un vero e proprio “strumento nello strumento”, e quello del synth Novation non fa eccezione.
Il Tempo è regolabile tra 40 e 240 BPM o agganciabile al clock MIDI, la figura arpeggiata è selezionabile tra 32 pattern di complessità crescente, le modalità di scansione delle note suonate sono Up/Down/UpDown 1/UpDown 2/Played/Random e le ottave su cui l’arpeggio è ribattuto sono impostabili tra una e quattro.
Un pulsante Latch e la funzione Swing completano la dotazione del modulo, e sarebbe già abbastanza, ma vi è poi la possibilità di usarlo anche in modalità sequencer: qui si possono registrare quattro sequenze tramite step-input da tastiera, ciascuna con lunghezza massima di 32 passi.
Ciascuno step può eseguire una nota, una pausa o una nota legata.
Le sequenze così create si attivano suonando la tastiera musicale e ovviamente possono essere trasposte tramite essa.