Giappone un paese a metà tra cosmopolitismo e nazionalismo

scuola in Giappone

Oggi il mondo sta cambiando, tutti gli stati si stanno aprendo sempre più agli incontri interculturali e accettano di essere società multietniche, figlie della globalizzazione, dove i cittadini non sono più cittadini del proprio Paese d’origine, ma diventano cittadini del mondo.

La scuola allora deve educarci a l’incontro con le culture altre, a superare pregiudizi e stereotipi.

Essa, però, spesso diventa vittima della propria politica nazionalista. Questo è ad esempio il caso del Giappone, che nell’ultimo anno sta vivendo una grande trasformazione della scuola e del mondo dell’istruzione, ma che al tempo stesso è vittima di contraddizioni.

Il Giappone, sempre più diviso tra nazionalismo e cosmopolitismo, sta generando segnali ambigui nella propria politica riguardante l’educazione e la formazione delle nuove generazioni.

Mentre la nuova politica del Primo Ministro Shinzo Abe sta portando alla iscrizione dei libri di testo per la scuola seguendo quei canoni fedeli alle linee patriottiche,  alle quali il Giappone è fortemente legato, nel tentativo politico di ripristinare un potere conservativo. Ma allo stesso tempo si propongono Università giapponesi sempre più globalizzate ed aperte, nel tentativo di mantenersi competenti in campo internazionale.

Si può ben capire l’ovvia contraddizione che esiste tra la politica giapponese, chiusa e radicata nelle sue leggi, e la proposta educativa e formativa che la scuola propone, che spinge il Paese del sol levante verso un’apertura interculturale e di incontro comunicativo di stampo internazionale.

Il forte senso patriottico del Giappone, cresciuto nel corso dell’ultimo anno, dopo l’elezione di  Shinzo Abe a Primo Ministro, sta portando il Paese ad avere sempre più forti resistenze al cambiamento. Un esempio sono i nuovi libri di testo, che vengono utilizzati per forgiare le giovani menti agli ideali patriottici che il governo persegue, adottati da subito nelle scuole di Yokohama, la seconda città più grande del Paese.

Il Premier giapponese sta ora spingendo affinché anche le metropoli più importanti del Giappone e più globalizzate arrivino ad adeguare i propri percorsi di studio alle direttive del governo, anche per quanto riguarda l’alta formazione, stiamo parlando delle Università di Tokyo e di Kyoto.

Gli stati asiatici più vicini al Giappone temono che la nuova enfasi sprigionata dal governo nei confronti del nazionalismo possa arrivare a creare delle distorsioni storiche, ad offuscare le atrocità che sono state commesse durante la seconda guerra mondiale.

Sia dalla Cina, che dagli Usa, arrivano importanti ammonizioni a carattere politico, per cui il Giappone è sempre più considerato un paese retrograde, discriminante e non imparziale in ambito storico riguardo i temi legati alle donne, alla guerra, alla pace e ai rapporti con gli altri stati.

Questo articolo è un esempio di come un governo influenzi la scuola e di conseguenza tutta la collettività. Non è possibile creare una mente autonoma, libera da quelli che sono le influenze sociali della cultura d’appartenenza.

Il mondo va verso una cultura sempre più internazionale e globalizzata, ma è difficilissimo educare le persone alla cittadinanza universale, perché è difficile per i governi nazionali uscire dalle politiche nazionaliste e dai patriottismi.

Angelo Franchitto