Ritorno all’Avana, il nuovo film di Laurent Cantet

Uscirà nelle sale italiane il 30 ottobre il nuovo film del regista francese Laurent Cantet, Ritorno all’Avana. Cinque amici, in una sola notte, rivivono le loro passioni e quelle illusioni che hanno accompagnato la loro vita.

Si infrange così il sogno della Revoluciòn, su una terrazza dell’Avana, dove le vite di cinque amici sono tutte, indissolubilmente, legate alla storia di Cuba.

La terrazza sui tetti, diventa così quasi l’unico sfondo del film di Catet. Un luogo in cui si ride, si piange, si balla, si canta, i ricordi tornano a galla portando i protagonisti della pellicola a regolare conti lasciati in sospeso.

“Si sarebbe anche dovuto cenare” confessa il regista di La classe, Palma d’Oro a Cannes nel 2008, “ma durante le riprese abbiamo avuto talmente tanti problemi metereologici che in una sera di tormenta è stato più facile spostare la cena in una casa”.

Il film è stato scritto da Cantet con Leonardo Padura, conosciuto come uno dei più grandi scrittori cubani, uno di quegli uomini che ha scelto di restare, di non andare in esilio e Amedeo, il quale torna nella sua città dopo sedici anni di esilio in Spagna, potrebbe essere l’alter ego di Padura.

“Amadeo è uno scrittore che una volta arrivato in Spagna, e parliamo degli anni Novanta quando, dopo la caduta del Muro e degli aiuti da parte dell’Unione Sovietica, a Cuba vigeva la tragica austerity del “periodo especia, non riesce più a scrivere”.

Per chi parte, quindi, c’è la speranza di salvezza, di una vita migliore, ma questa speranza porta con se una perdita. Chi va via, chi parte, perde la propria ispirazione. È il problema di ogni esule, ma per i cubani quel vuoto che nasce con la partenza, è un po’ più grande.

Un pittore censurato dal regime, una dottoressa con figli a Miami, un ingegnere nero idealista, un piccolo dirigente che si arrangia (Jorge Perugorrìa, protagonista di Fragole e cioccolata, 1992) e l’esule Amadeo, sono i cinque personaggi che, nel raccontare le loro storie, mostrano la perdita di un sogno, quel sogno che si trasforma in un incubo. Ritorno all’Avana si presenta, così, come un film intensamente politico.

Il film duro contro il regime, e critico sul presente della Revoluciòn, porta con se delle domande.  Ci sono stati problemi di censura?

“Mai. Nessun controllo. Né durante la scrittura, né durante le riprese. Ogni volta che pensi di aver capito la sua realtà, arriva qualcosa che ti fa pensare in maniera totalmente diversa. È per questo forse che, dopo cinquantacinque anni, Cuba e la sua rivoluzione mantengono ancora un grande fascino”.