La prima serie ci ha lasciati a bocca aperta: nessuno si aspettava una storia tanto avvincente quanto scritta in modo perfetto da abili sceneggiatori, americanissimi, che ben conoscono le dinamiche di suspance e le tecniche di accalappiamento degli spettatori. La seconda serie, per molti la migliore, ci ha spaventati a morte, toccando una delle paure più ancestrali e universali del mondo: il manicomio. Con la terza serie c’è chi dice che American Horror Story abbia avuto un cedimento di contenuto, ma l’estetica e la fotografia si sono rivelate così affascinanti da farsi perdonare la trama sicuramente meno ipnotica. Ma è con la quarta serie, “Freak Show”, che lo staff di American Horror story vince l’oscar delle serie televisive più riuscite nella storia del piccolo schermo. Inimmaginabile ciò che si può trovare nei meandri della trama: complessa, misteriosa, a dir poco terrificante, profonda, commovente, erotica, colta e assolutamente imperdibile. La stagione numero quattro è ambientata negli anni 50 a Jupiter, in Florida. Elsa Mars (interpretata dalla sublime Jessica Lange) è la maitresse di un circo assurdo e apparentemente terrificante, in cui l’attrazione è costituita dalle esibizioni dei freaks, gli scherzi della natura. Uomini e donne dalle più atipiche menomazioni, deformità e malattie, che hanno fatto della loro condizione di emarginati, un vero e proprio lavoro. Guardare quelle creature nella serie fa pensare a quale genio creativo abbia potuto partorire idee così fuori dal comune, eppure, se si esegue una ricerca approfondita, si scopre che i personaggi del Freak Show sono realmente esistiti. Partiamo dal personaggio interpretato da Evan Peters: un ragazzo dalle mani deformi. La persona a cui è ispirato il suo personaggio è Fred Wilson, classe 1866 e conosciuto come “l’uomo aragosta” per via delle sue mani, del tutto identiche a chele.
Un altro dei protagonisti più accattivanti della serie è quello interpretato dal premio Oscar Kathy Bates: la donna barbuta. Nella vita reale era Annie Jones, alla quale cominciarono a crescere le basette e la barba alla tenera età di 5 anni.
Chi ha già sbirciato qualche puntata non può non essere stato colpito dal più tenero (apparentemente) personaggio che gira sotto al tendone del circo: Meep. Il piccolo essere era in realtà una ragazza, affetta da una rara patologia che ne causava un ritardo mentale: Minnie Woolsey , la ragazza “koo koo”.
Ancora più straordinaria è la somiglianza tra Pepper, una vecchia conoscenza dei seguaci di American Horror Story e i gemelli Pip e Flip, apparsi come attori nel film “Freaks” del 1932.
Nel cast compare anche la donna più piccola del mondo, qui nei panni di se stessa. Ce la ricordiamo tutti (purtroppo per lei) in braccio a Barbara D’Urso allo show dei record su canale 5.Dato che non è nostra intenzione spoilerare troppo della quarta serie di American Horror Story, terminiamo qui l’articolo. Ma vi assicuriamo che quello che potrete vedere è davvero oltre i limiti dell’immaginazione. Sapere che molti personaggi sono ispirati a persone reali mette anche una certa dose di inquietudine, dobbiamo essere sinceri. La stagione numero quattro è una sorpresa continua e il tema che viene affrontato, seppur con toni assai “pop” e ben poco moralisti, è pur sempre quello della diversità. Onore a una sere TV che senza tanti fronzoli parla onestamente di persone che hanno dovuto subire umiliazioni, torture psicologiche e fisiche per l’unico obiettivo che ognuno di noi ha: sopravvivere in una giungla sempre più crudele con coloro che non rientrano negli standard della paurosissima (questa volta per davvero) normalità.