Mucca gravida macellata viva a Trento: quando l’orso non è la vera bestia

Una volta archiviata la triste storia della povera orsa Daniza, accusata di essere un danno per gli allevatori locali, ci si trova di fronte al fatto che la vera bestia capace di straziare una mucca per giunta incinta e depredarne le carni, non è né un orso né un lupo, bensì l’uomo stesso.

Alessandro Bottesi, un allevatore di Lundo, in Provincia di Trento, ha fatto la macabra scoperta lo scorso 9 novembre. Notando che solo sei delle sette mucche uscite al pascolo stavano facendo ritorno, si è allontanato per cercare la vacca scomparsa, ritrovando quello che ne restava, ovvero testa, interiora e zoccoli in un lago di sangue, a pochi metri dalla strada che porta al paese vicino. L’allevatore racconta di aver pensato subito all’agguato di un orso ma la forestale giunta sul posto, non ha avuto difficoltà a capire che a compiere un tale scempio:

“è stata una bestia ma a due zampe”.

L’ipotesi è che la povera mucca gravida, lasciata al pascolo anche di notte, sia stata individuata, bloccata, uccisa con pistole da macellaio e fatta successivamente a pezzi con vari coltelli. Del povero animale sono state asportate tutte le carni buone per essere vendute e scartate le parti “non redditizie” come zoccoli, testa e interiora. Quel che è certo è che chi ha agito nell’ombra, senza lasciare traccia, è un esperto in materia di macello. Di fatto quello che tanto indigna l’opinione pubblica locale e il proprietario della mucca, è la stessa identica cosa che viene fatta ogni giorno all’interno dei mattatoi. La differenza la fanno come sempre solo i soldi. Nessuna pietà per la fine dell’animale; tanto tutti lo sappiamo bene, sia la mucca che il vitellino portato in grembo avrebbero velocemente terminato la propria esistenza per finire sulle tavole di tutta Italia. Ciò che ha spinto Bottesi a sporgere denuncia è stato il danno subito ad una proprietà privata: le carni dell’animale spettavano a lui e non ai primi venuti. Un furto, come quello di una bicicletta, solo che questa volta la bicicletta era un animale senziente, in balia dei suoi assassini, con un’altra vita in grembo che non ha potuto vedere la luce.

Un’ orsa che difendeva i propri piccoli e cercava di sfamarli in vista dell’inverno, sappiamo fin troppo bene che fine ha fatto due mesi fa, in quel di Trento. Questa volta gli allevatori che tanto si lamentavano dei danni al bestiame dovrebbero guardarsi le spalle dai propri simili, pronti a macellare una mucca di notte, solo per ragioni economiche. Siamo già arrivati al punto in cui non si rubano più gli smartphone ma il cibo? Siamo già caduti così in basso? Siamo tornati le bestie che eravamo ai tempi dell’uomo delle caverne ma con un’aggravante: oggi abbiamo la possibilità di evolverci, di far tesoro dei secoli di storia intercorsa dalle grotte ai grattacieli; possiamo ridistribuire le risorse e cibarci all’inizio della catena alimentare per far sì che il cibo sia sufficiente per la popolazione mondiale in serio aumento. Ma scegliamo di non farlo e di perseverare con lo spreco di risorse. Sembra che l’essere umano non impari mai dai suoi errori. Piuttosto che rinunciare ad una bistecca (oggigiorno non più indispensabile per la sopravvivenza) si ruba e si massacra una mucca appartenente ad un altro uomo che avrebbe commesso le stesse atrocità ma in modo legale. Una barbarie che ci riporta dritti al Medioevo, altro che civiltà e progresso!

Sperando che i responsabili di un tale violento gesto siano assicurati alla legge, restiamo comunque sconsolati dal fatto che verrà fatta giustizia per l’allevatore danneggiato, non certo per la povera manza e per il suo vitellino, nati per essere sfruttati e uccisi, come milioni di altri esemplari come loro.

Valentina – Le Metamorfosi di K

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