La scuola oggi è una realtà sempre più complessa dove troviamo situazioni eterogenee. Accanto agli alunni che studiano e che hanno una carriera scolastica di successo, troviamo quelli che non studiano: ragazzi problematici (dislessici, con disturbo dell’attenzione, e altre tipologie di BES), e figli di immigrati che si trovano a vivere e studiare in Italia.
Costruire una scuola per tutti, vista la diversità delle realtà che troviamo nella società contemporanea non è semplice. Sicuramente è importante iniziare questo cambiamento della scuola cambiando il punto di vista in ottica insegnamento.
Il nuovo sistema d’insegnamento prevederà che non sia più l’alunno a doversi adeguarsi al sistema del docente, ma è l’insegnante che dovrà rispettare i bisogni specifici di ogni singolo alunno.
La scuola è troppo chiusa nel suo sistema di lavoro tradizionale, dove ogni docente pensa per la sua materia, e dove si predilige il mero nozionismo alle attività pratiche.
Per queste ragioni, che diventano un ostacolo e un freno allo studio dei ragazzi, la scuola ha bisogno di essere riformata per riuscire ad adeguarsi alle esigenze degli alunni, per riconoscere i bisogni collettivi e per formare competenze (non solo riempire le menti di conoscenze).
La scuola oggi deve avvicinare i genitori, renderli più presenti e partecipi, sia nei consigli di classe che in quelli d’istituto, in maniera che siano soggetti attivi a livello decisionale.
La riforma formativa, ed educativa per l’insegnamento porta la scuola moderna a dover rivedere i propri standard di valutazione della qualità.
Questo significa che la scuola riformata è una scuola che si mette in discussione, che si valuta e giudica il proprio operato. La scuola, per definirsi una “Buona scuola” non deve essere lontana dalla vita quotidiana dei ragazzi, ma deve essere una parte di vita per i giovani e per le loro famiglie.
Anche a livello di rapporto tra genitori e scuola, la prima cosa importante che deve cambiare nel modo di pensare il sistema scuola per un genitore, dovrebbe essere quello di tenere sempre a mente che non è sbagliato avere nella scuola un processo di valutazione anche della famiglia dello studente. Infatti, anche il rapporto genitori-figli, e genitori-docenti, influiscono sul rendimento degli studenti a scuola. La valutazione diventa così un modo di conoscere insegnanti e genitori, di come questi incidano sui ragazzi e diventa anche più semplice dare un aiuto tempestivo agli studenti nei momenti di difficoltà.
Intervenire a sostegno dei ragazzi in difficoltà significa salvaguardare la scuola pubblica, offrire un’istruzione (almeno quella di base) per tutti, ma significa anche capire che educare non è sinonimo di riempire, ma significa preparare i giovani a trovare le strategie migliori per il proprio apprendimento, rispettando i ragazzi nelle loro inclinazioni, nei loro tempi di lavoro e per le loro capacità.
Il lavoro del progetto di riforma denominato “La Buona Scuola” si propone di rafforzare le competenze dei nostri docenti, ma accanto a questo, bisogna investire anche nella famiglia e nei rapporti tra di essi.
Angelo Franchitto