Il Santo Graal è davvero la coppa in cui Cristo celebrò l’Ultima cena?

Il Santo Graal, una mitica coppa (forse dorata) su cui si sono narrate innumerevoli leggende, in ambito cristiano e non. Un oggetto sacro dai poteri miracolosi instancabilmente ricercato nei tempi che furono e su cui una moltitudine di autori (da Chretien de Troyes a Dan Brown) hanno tentato di dare una descrizione al mistico manufatto appartenuto, si dice, a Gesù Cristo.

Il Graal appare soprattutto all’interno delle cronache cavalleresche con protagonisti Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Ma si tratta realmente di una coppa? In questo articolo tenteremo di fare un po’ di chiarezza.

Che cos’è il Santo Graal?

Secondo quanto ci è stato tramandato, il Santo Graal fu la coppa usata da Gesù nel corso dell’Ultima cena. Si narra inoltre che nel contenitore in questione Giuseppe D’Arimatea raccolse il sangue do Cristo crocifisso. Al contatto col plasma divino, la coppa ottenne dei poteri mistici.

Secondo la leggenda, solamente i puri di cuore sono degni di cercare il Graal, che donerebbe al prescelto saggezza e vita eterna. L’arte e la letteratura ci hanno narrato diverse versioni dell’oggetto sacro, che in un primo tempo fu presentato come un calice, poi come una pietra ed infine… nelle sembianze di una donna!

In alcune cronache medioevali il Graal è correlato ai templari e lo stesso Steven Spielberg riprende tale elemento all’interno del film Indiana Jones e l’ultima crociata. Se ne sono dette tante sulla coppa utilizzata da Cristo, ma il Graal è davvero qualcosa di materiale? È necessario precisare che il mito in questione, che ci si creda o meno, nasce molto prima della nascita di Gesù. Il mito del calice mistico altri non sarebbe che un potpourri di storie e leggende antichissime fuse tra loro. Quale di queste abbia un minimo fondo di verità non è dato saperlo oramai.

L’origine del termine

Il termine Graal potrebbe risalire alla parola latina gradalis (scodella, vaso) che nella mitologia classica era un contenitore impregnato di forze divine benigne. Aleteia, in un articolo a tema, pone anche la cornucopia tra questi contenitori sacri precristiani.

Wolfram Von Eschembach nella sua opera Parzifal, presenta il Santo Graal non più come una coppa, bensì come una pietra rarissima, la Lapis Exillis, dotata di incredibili poteri miracolosi. Lapis Exillis potrebbe essere una storpiatura del termine Lapis ex coelis: “La pietra caduta dal cielo” alludendo alla sua presunta origine divina.

E se il Graal fosse una donna?

Rientrando in tempi più recenti il best-seller Il Santo Graaldi Richard Leigh, Michael Baigent ed Henry Lincoln ed il cult di Dan Brown, Il codice Da Vinci, offrono una loro particolare interpretazione della coppa identificandola come un ventre, l’utero di una donna, e non una qualsiasi, bensì Maria Maddalena, che secondo l’opinione degli autori in questione altri non fosse che la moglie di Gesù Cristo.

La linea di sangue di Gesù avrebbe dato in seguito origine alla stirpe reale dei Merovingi e, di conseguenza, a quella dei carolingi. Una teoria affascinante, ma pur sempre rielaborata (e, diciamocelo pure, alterata) da alcuni passi dei vangeli apocrifi e dall’interpretazione, fin troppo fantasiosa, di antiche leggende e cronache antiche. Sia come sia, la leggenda del Graal continua ad affascinare anche al giorno d’oggi e, a distanza di 2019 anni dalla nascita di Cristo, la sua ricerca è tutt’altro che terminata!