Comprendere gli adolescenti

La scuola è fortemente legata a vecchi sistemi formativi ed educativi, rigidi e nozionistici. Oggi c’è bisogno di una scuola più elastica, dove la complessa realtà degli adolescenti si possa legare alla realtà sociale degli adulti. Gli insegnanti hanno bisogno di comprendere l’adolescenza.

Gli adolescenti sono ambivalenti agli occhi degli educatori. Chi ha a che fare con giovani in adolescenza trova questi ragazzi attaccati ai propri obiettivi e ideali, ma comunque pronti a rivederli, sicuri di sé, ma con un grande desiderio di essere aiutati dagli adulti. Il difficile compito dell’educatore è proprio quello di capire questa loro particolare condizione.

Da un punto di vista cognitivo, l’adolescente ha maturato già la capacità di ragionare in termini astratti. Proprio per questa loro capacità maturata, gli adolescenti discutono sia della loro realtà, che di quella adulta, in termini idealistici, ma proprio in questi termini essi riflettono sugli obiettivi e sul tipo di vita che si propongono. Spesso sono obiettivi che in seguito verranno modificati alla luce dell’esperienza pratica vissuta, ma per il momento l’adolescente vi si appassiona con tutto se stesso e soffre dell’incapacità degli adulti di capire, se non di condividere attivamente la sua passione.

Questo circuito della incomprensione che esiste tra adolescenti ed adulti è frutto dell’incapacità dell’adulto di comprendere le insicurezze che l’adolescente cela dietro un atteggiamento in cui si dimostra molto sicuro di se. Infatti, durante l’adolescenza, il giovane sta costruendo la propria identità, ma non sa che tipo di adulto diventerà, ne se sarà accettato o efficace nella società adulta. Ciò significa che i ragazzi possono dimostrarsi non interessati all’opinione di genitori e insegnanti, ma in realtà il sostegno è una buona opinione che il ragazzo percepisce dall’adulto.

Gli insegnanti bravi a lavorare con gli adolescenti mostrano di avere consapevolezza di questo e spesso riescono a creare con loro relazioni che i ragazzi, una volta cresciuti, ricorderanno come tra le più formative della loro vita.

Questi insegnanti sono capaci di comprendere e di solidarizzare con i problemi dei ragazzi, tollerano pazientemente i loro occasionali scoppi di rabbia, sono in grado di stimolarli e di coinvolgerli nella materia, ma soprattutto, sono in grado di fornire loro linee guida chiare, coerenti e ragionevoli. Naturalmente, questo intervento, non deve compromettere gli standard personali dell’insegnante allo scopo di rendersi accettabile alla classe. Per quanto concerne la propria materia l’insegnante dovrebbe spronare i ragazzi a dare il massimo di cui sono capaci.

Il docente, “deve” essere capace  di un insegnamento educativo, cioè riuscire a trasmettere non del puro sapere, ma una cultura che permetta di comprendere la condizione in cui vive la realtà adulta nella società odierna e aiutarci a viverla. Ma allo stesso tempo, il compito dell’insegnante è anche quello di dare all’alunno la possibilità di costruirsi un pensiero aperto e libero.

Bisogna pensare al problema dell’insegnamento partendo dall’isolamento delle materie scolastiche, incapaci di articolarsi e di legarsi le une alle altre, fino ad arrivare a pensare che il loro scopo è quello di sviluppare la mente umana, non di atrofizzarla.

La conoscenza deve arrivare dall’organizzazione del sapere, quindi il buon insegnante deve puntare sulle relazioni che i ragazzi costruiscono, dare loro gli strumenti per gestire e organizzare il sapere, lasciare a loro l’organizzazione delle informazioni e l’elaborazione di ciò che hanno appreso.

Si tratta di un lavoro difficile, quello di organizzare la formazione di adolescenti che vivono un’età in cui l’incertezza è all’ordine del giorno e dove l’adulto è colui che deve comprendere la complessità e le difficoltà che si incontrano in questa età, dare al ragazzo l’opportunità di organizzare il sapere e prepararsi alla vita adulta.

Angelo Franchitto