Maurizio Mattioli rievoca la reclusione in galera per spaccio
Tra i protagonisti di Un’Estate ai Caraibi, in onda stasera su Canale 5, Maurizio Mattioli è uno più amati esponenti della commedia italiana. Veracemente romano, il 69enne ha all’attivo la partecipazione in numerose pellicole e fiction tv.
Ma tutto ad un tratto la sua stella rischiava di eclissarsi, dopo l’episodio doloroso su un presunto traffico di droga. Nel 1995 l’attore, comico e doppiatore subì l’arresto per spaccio di sostanze stupefacenti e rimase detenuto un mese presso il carcere napoletano di Poggioreale, salvo poi trovare piena assoluzione.
Profondo sconforto
In un’intervista rilasciata tempo fa al portale del Giornale, Maurizio Mattioli ricorda l’episodio dell’arresto e i successivi sviluppi. A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta sbatterono dentro le persone pure sotto la soffiata di un mafioso. Se un pregiudicato avanzava colpe, senza prima effettuare i controlli, l’altra persona veniva arrestata. In quel periodo si verificarono vari suicidi.
Nella fattispecie, l’indagine fu aperta successivamente alle confessioni del pentito Mario Fienga, nota figura nel giro dello spaccio. L’inchiesta fu ribattezzata “la coca dei Vip” perché i tribunali rinviarono a giudizio vari esponenti dello spettacolo e della mondanità, quali Vincenzo Buondonno, Mary Ramunno, Gioia Tibiletti (in arte Gioia Scola), Gino Vannini, Rosario Viglione.
Ma Maurizio Mattioli commise solo l’errore di provarla qualche volta. Non l’ha mai venduta né tanto meno spacciata, come poi accertarono gli inquirenti. Quel mese trascorso dietro le sbarre fu un’esperienza traumatica.
Temeva di aver perso tutto, ricorda ancora quelle ore infinite sulla brandina mentre fissava il soffitto in cerca di spiegazioni. Non sa quante volte sia scoppiato in lacrime o abbia dato i pugni al muro. Fra l’altro pensava alla moglie, e alle persone che improvvisamente avevano smesso di salutarla.
Maurizio Mattioli: l’amicizia di Pingitore
Persone speciali tipo Pierfrancesco Pingitore aiutarono Mattioli a superare il periodo buio. Lui e il Bagaglino gli permisero di conoscere la vera popolarità, e soprattutto non lo lasciarono solo quando finì in galera.
Poi, appena uscito, Pingitore lo chiamò per comunicargli che la sera stessa sarebbe salito sul palco e andato in televisione. Assolto in primo grado dopo appena un quarto d’ora di processo, Mattioli aveva definito l’esperienza una totale follia.
I chiarimenti del caso sono poi arrivati, grazie ai bravi legali dell’attore. Esperienze così arrecano però grave sofferenza e ancora oggi l’inferno attraversato fa soffrire il protagonista di Un’Estate ai Caraibi.