Luigi Tenco: dopo oltre 50 anni la sua morta resta per molti un mistero
Il 27 gennaio del 1967 è una data triste per la musica. Morì proprio quel giorno Luigi Tenco, uno dei cantautori italiani più amati di ogni tempo. Nonostante i numerosi pezzi memorabili – tra cui “Vedrai Vedrai” e “Lontano lontano” – aveva solo 28 anni.
Si tolse la vita proprio al Festival di Sanremo, un caso di cronaca seguitissimo che portò a ipotesi e teorie più e meno complottiste, anche se famigliari e molti amici confermano si sia trattato di un suicidio.
Ciao amore ciao
Bianca Guaccero ed Enrico Ruggeri celebreranno Luigi Tenco questa sera a Una Storia da Cantare, confermato per una nuova stagione. Il patrimonio lasciato dall’artista è immenso, ritenuto tra gli esponenti della scuola genovese che rinnovò la musica leggera italiana.
All’evento si presentò accompagnato dalla cantante francese, e sua compagnia nella vita, Dalida: il titolo originale del brano era “Li vidi tornare” ed aveva un testo antibellico; Luigi Tenco lo trasformò in uno d’amore, “Ciao amore ciao”, ai tempi in cui gli italiani emigravano in America.
In gara figuravano nomi del calibro di: Lucio Dalla con “Bisogna saper perdere”; Iva Zanicchi e Claudio Villa con “Non pensare a me”; Ornella Vanoni con “La musica è finita”; Little Tony con “Cuore matto”; Orietta Berti con “Io tu e le rose”. La canzone portata da Tenco, non apprezzata né dal pubblico né dalla giuria, chiuse dodicesima e fu esclusa dalla finale.
Preso atto della sua eliminazione, Luigi Tenco rientrò nella sua camera d’albergo: la mattina lo ritrovarono ucciso da un colpo di pistola alla tempia. C’era un biglietto scritto – confermato nell’autenticità da più di una perizia – nel quale spiegava di essere ricorso all’estremo gesto in segno di protesta verso i discografici e il pubblico in generale.
Fin dalle prime ore circolarono dubbi e versioni diverse dalla tesi ufficiale, alimentati da dettagli poco chiari: non si è mai saputo chi avesse trovato per primo il cadavere o dove fosse la pistola.
Luigi Tenco: le versioni non ufficiali
Alcuni accusarono dell’omicidio Dalida o sostennero che Luigi fosse partito in Argentina per portare ai golpisti del governo locale informazioni riservate a lui consegnate da esponenti eversivi di destra italiani.
Nel 2013 i giornalisti Nicola Guarneri e Pasquale Ragone stabilirono che il bossolo recuperato dalla polizia apparteneva a una Beretta, un’altra arma da quella detenuta da Tenco. I successivi accertamenti confermarono però le ricostruzioni delle Forze dell’Ordine di allora.