Il batterista virtuale

Toontrack Superior Drummer

Negli ultimi anni, la produzione di sofisticate librerie di suoni, in combinazione con avanzati algoritmi di intelligenza artificiale, hanno permesso al produttore/compositore di accedere a una incredibile varietà di prodotti che, se usati con accortezza e esperienza, mettono a disposizione, potenzialmente, un illimitato spazio creativo.
Grazie anche al fatto che i computer usati negli studi di produzione hanno ormai pochi limiti in termini di potenza e flessibilità (conprezzi relativamente bassi), lo scenario per il produttore contemporaneo non è mai stato così promettente ed esaltante.
Naturalmente se le librerie di suoni, metodi di scrittura, sequencing e produzione sono sempre più potenti e in grado di ricreare convincenti orchestre e insiemi virtuali, le tecniche usate per sfruttare a pieno queste possibilità sono, allo stesso tempo, sempre più complesse e elaborate, mutando nel tempo.

Uno degli aspetti fondamentali per ottenere eccellenti risultati quando si scrive e produce musica per insiemi virtuali è quello di avere gli strumenti giusti per qualsiasi situazione si debba affrontare; dal modello di tastiera e controller, fino al tipo di plug-in, piattaforma di sequencing e DAW (Digital Audio Workstation).
Ovviamente, uno degli strumenti essenziali, che userete moltissimo per le vostre produzioni e sequenze, è una tastiera/controller MIDI.
Visto che questo strumento è il principale modo di interagire con la vostra DAW e le vostre librerie di suoni, è fondamentale scegliere quello che meglio si addice alle vostre esigenze, sia in termini di stile musicale, che di strumentazione (e tipo di orchestra virtuale) per la quale scrivete.
I MIDI controller a tastiera si differenziano principalmente per il tipo di meccanica/risposta dei tasti, il numero di tasti disponibili, e il tipo (e numero) di controlli addizionali disponibili.

Per quanto riguarda l’estensione del controller, meglio usare una tastiera con almeno 61 tasti, ma idealmente 76 o 88 sono una soluzione più flessibile e completa.
Avere una estensione maggiore ci permetterà di accedere ai necessari tasti per il controllo di articolazioni e funzioni avanzate delle nostre librerie di suoni.
L’azione di un MIDI controller può essere leggera (tipo sintetizzatore), semi-pesata, e pesata (simile a quella del pianoforte acustico).
Mentre per registrare passaggi veloci e agili di solito è raccomandabile usare una tastiera ad azione leggera, per parti di pianoforte è ovviamente consigliato usare una tastiera pesata, specialmente se siete pianisti.
Come nel caso dell’estensione, è utile avere un controller che abbia un buon numero di potenziometri, fader e pad liberamente e facilmente assegnabili a messaggi MIDI come Control Changes, Aftertouch, e note MIDI.
Questi controlli ci consentono di interagire con parametri avanzati delle nostre librerie di suoni.
In aggiunta alla tastiera MIDI, ci sono altre opzioni da raccomandare.

Prima di tutto un pad MIDI (come Roland SPD-SX o Octopad o Alesis ControlPad) per registrare parti di batteria e percussioni.
Usare la testiera per questo tipo di tracce è veramente limitativo e di solito non produce gli stessi risultati ottenibili con un pad MIDI.
Un altro controller addizionale è il Breath Controller (prodotto da Yamaha), che permette di inviare al sequencer diversi tipi di messaggi MIDI (per la maggior parte si usa per inviare Control Changes) soffiando in un apposito bocchino collegato, via apposita porta dedicata, alla nostra interfaccia MIDI principale.
Se siete chitarristi provate il convertitore MIDI per chitarraRoland GI-20 è particolarmente efficace per registrare parti di chitarra, basso o strumenti melodici.
L’ultimo pezzo mancante per assemblare l’ambiente ideale di lavoro per la nostra orchestra virtuale è il software, e cioè principalmente la piattaforma di sequencing (DAW) e le librerie/plug-in giuste.
Per quanto riguarda la piattaforma DAW è necessario delineare le caratteristiche e funzioni fondamentali che dovete avere a disposizione.
In generale qualsiasi piattaforma professionale può essere usata efficacemente per ottenere ottimi risultati.
I quattro sequencer principali in USA sono Apple Logic, Avid Pro Tools, Steinberg Cubase/Nuendo e Motu Digital Performer, ottime DAW che permettono di usare tecniche avanzate di produzione e sequencing per ogni situazione.
Se non avete a disposizione nessuna di queste piattaforme, potete usarne altre che abbiamo almeno le seguenti funzioni o caratteristiche: sofisticato MIDI editing (piano roll view, list view, CC editing, automazione) avanzate funzioni di quantizzazione avanzate funzionalità di controllo di tempo possibilmente un sistema sofisticato per alterare ed editare alte quantità dati MIDI in bulk.

La sezione ritmica è un insieme di tracce che solitamente include batteria e percussioni, supportata da piano e tastiere, chitarre e basso.
È importante lavorare e avere piena padronanza delle tecniche necessarie per produrre questi strumenti prima di avventurarsi verso insiemi più complessi e grandi come big band o orchestra.
Lavorare su questi strumenti ci permette di familiarizzare con tecniche importantissime come quantizzazione avanzata, variazioni di tempo, e umanizzazione della performance.
Gli strumenti percussivi in generale sono quelli che spesso distinguono una produzione virtuale di buon livello da una di qualità non ottimale.
Il groove e il feel di una produzione sono, molto spesso, definiti dalla naturalezza e realismo delle parti di batteria.
È per questo motivo che la programmazione delle parti di batteria e percussioni è particolarmente importante.
L’idea principale da tenere in mente è quella di cercare sempre di ottenere la maggior naturalezza possibile e un feeling che sia il più vicino possibile a quello usato da batteristi e percussionisti dal vivo.
Usando campioni e librerie di suoni che hanno variabilità limitata per loro natura, è fondamentale che ci sforziamo di aggiungere il tocco naturale del batterista e percussionista nella nostra programmazione delle parti che stiamo producendo.

Partire da una buona libreria di suoni, quando si programmano parti di batteria, è fondamentale.
Cercate sempre una libreria professionale che metta a vostra disposizione un elevato numero di suoni con diversi livelli di multi-campionamento per ogni pezzo della batteria, con un sistema automatico di round-robin, per minimizzare l’effetto mitragliatrice quando si suonano figure ritmiche veloci e ripetitive, e con una serie di campioni per ogni pezzo del kit di batteria registrati con microfoni diversi (diretti, panoramici, piezo, di ambiente ecc.).
Tra le librerie più interessanti ci sono FXpansio BFD3, Toontrack Superior Drummer e XLN Audio Addictive Drums.
Questi tre prodotti sono ottimi e vi consentono di attingere a una incredibile varietà di suoni e ambienti, con la capacità di selezionare e bilanciare microfoni diversi.
La differenza tra queste tre librerie consiste principalmente nello stile musicale.
Per stili più acustici come jazz, latin e rock acustico è indicato il BFD3, per i suoi suoni molto naturali e malleabili, mentre per produzioni di rock più pesante e indicato Addictive Drums o Superior Drummer.
Una volta che avete scelto la vostra libreria di batteria, è il momento di iniziare a programmare e programmare le tracce.

Un aspetto fondamentale, quando si producono parti di batteria, e regola valida anche per qualsiasi altro strumento virtuale, è quello di scrivere parti che siano eseguibili sullo strumento.
Se infatti tentiamo di programmare parti che non sono realistiche per lo strumento su cui stiamo lavorando non c’è libreria o tecnica che possa venirci in salvo!
Se non siete particolarmente aggiornati su stili e pattern per batteria e percussioni vi consultate un metodo avanzato per questi strumenti, dove potete trovare pattern e fill da programmare.

Creare tracce di batteria virtuale con una tastiera MIDI è possibile ma non la considero una soluzione ideale.
Uno dei problemi che i MIDI controller a tastiera hanno è l’azione dei tasti è molto limitata, a causa della loro corsa relativamente breve: i tasti hanno poco meno di un paio di centimetri di azione per esprimere l’intera estensione della velocità MIDI (da 0 a 127).
Questo può presentare dei problemi quando si cerca di creare passaggi con dinamiche molto differenti.
Per pattern di swing, per esempio, dove le dinamiche per il ride and l’hi-hat sono fondamentali, l’utilizzo di un MIDI controller a tastiera è di solito sconsigliato.
Una soluzione migliore, ma non del tutto ideale, sono i mini-pad presenti su alcune tastere o controller come Akai MPK o Novation Impulse.
Questi mini-pad vi consentono di usare le dita come bacchette, con una dinamica maggiore rispetto ai tasti della tastiera.
Un altro vantaggio di questa soluzione è che, a seconda di dove si prema il pad, il dato di velocità MIDI cambia, a parità di intensità.
Questa caratteristica, in aggiunta a una libreria professionale con un alto numero di multi-campionamenti, è in grado di aggiungere molto realismo alle vostre produzioni.
Un pad MIDI può essere usato sia con bacchette da batteria tradizionali che con le mani, e per questo è uno strumento ideale sia per parti di batteria che per parti di percussioni.
È possibile usare dinamiche elevatissime (da pianissimo a fortissimo) per ricreare anche i pattern più sofisticati.

A seconda del modello scelto potete anche connettere dei pedali per azionare i suoni di cassa e hi-hat aperto/chiuso.
Quando si registrano parti di batteria MIDI è meglio usare tracce diverse per ogni pezzo del kit, seguendo questa struttura e ordine:

– Cassa e rullante
– Hi-Hat
– Toms
– Ride
– Crash

È utile registrare insieme cassa e rullante per ottenere un groove migliore (si possono sempre separare in un secondo momento se necessario).
Cercate il più possibile di essere precisi con il click.
Più siete precisi meno dovrete ricorrere agli strumenti di quantizzazione in fase di editing.

Una volta che le vostre parti sono state registrate è il momento di passare alla quantizzazione, una delle azioni più importanti di tutto il processo, particolarmente quando si tratta di parti ritmiche (batteria e percussioni).
Quantizzare vuol dire muovere eventi MIDI verso la più vicina linea-guida determinata dal valore base di quantizzazione scelto.
Di solito il valore base è uguale (o minore) al valore ritmico più piccolo presente nella parte che si sta quantizzando. Per esempio, se sto quantizzando una parte dove ho suonato ottavi e sedicesimi, il mio valore base di quantizzazione deve essere settato almeno su sedicesimi.
La cosa principale da tenere a mente quando si quantizzano parti di batteria e percussioni è di evitare il più possibile l’effetto batteria elettronica, cioè la sovraquantizzazione degli eventi MIDI.
Il nostro compito è quello di cercare di far suonare le parti registrate nel modo più naturale e umano possibile, in modo da ricreare la performance di un batterista/percussionista vero.
Per ottenere risultati migliori, un primo metodo è basato sull’utilizzo di parametri avanzati di quantizzazione come intensità (strenght), sensibilità (sensitivity) e swing.
Il parametro di intensità ci permette di controllare quanto la parte selezionata sia quantizzata, o meglio, di quanto gli eventi MIDI selezionati siano spostati verso la griglia di quantizzazione.
Se si lascia questo parametro al 100%, si otterrà una quantizzazione completa (tipo batteria elettronica), dove ogni evento è allineato perfettamente con la griglia di quantizzazione.

Diminuendo il valore dell’intensità si otterrà una quantizzazione più morbida e naturale.
Se si sceglie, per esempio, un valore del 50%, ogni evento sarà spostato verso la griglia di quantizzazione solo della metà della sua distanza originale.
Chiaramente il valore ideale da scegliere dipende in gran parte da come avete suonato originariamente la parte.
Se siete stati molto precisi ritmicamente allora anche solo un valore del 10% o 20% può essere sufficiente.
Se invece avete suonato con meno precisione, a volte dovete spingervi fino a valori intorno al 80% o 90%.
Se non siete sicuri, vi consiglio sempre di iniziare con valori medio bassi e poi usare piccoli incrementi di 10% per volta, in modo da ottenere la giusta miscela di precisione ritmica e human feel.
Mentre il parametro di intensità della quantizzazione ci permette di controllare di quanto quantizzare le parti selezionate, la sensibilità ci consente di intervenire su quali eventi saranno quantizzati a seconda della loro posizione rispetto alla risoluzione della linea-guida selezionata.
Di solito questo parametro può essere settato con valori positivi o valori negativi.
Analizziamo come la nostra quantizzazione cambi a seconda del valore e segno (+/-) scelto.
Il modo più semplice per capire come funziona la sensibilità è quello di immaginare che ogni linea guida di quantizzazione sia una calamita che estende la sua influenza alla sua destra e alla sua sinistra.
Il valore di percentuale scelto ci permette di determinare l’area di influenza della calamita: gli eventi che sono all’interno dell’area calamitata sono quantizzati, mentre quelli che ne sono all’esterno rimangono nella loro posizione
originaria (100% significa che ogni evento verrà quantizzato).

Se si scelgono valori di percentuale positivi l’area calamitata sarà centrata intorno alle linee guida, mentre se si scelgono valori negativi l’area calamitata sarà centrata intorno alla linea mediana compresa tra le linee guida.
Solo gli eventi che sono inclusi nell’area saranno quantizzati, mentre gli eventi esterni saranno lasciati nella loro posizione originale.
In pratica, scegliendo valori di sensibilità positivi si quantizzeranno eventi che sono già piuttosto vicini alla linee guida di quantizzazione mentre gli eventi più lontani (quelli che solitamente sarebbe meglio quantizzare) sono lasciati intatti.
Questo provoca, in pratica, un effetto di dequantizzazione ed è solitamente sconsigliato.
Usare invece valori negati di sensibilità risulta in parti in cui gli eventi che erano particolarmente lontani dalle linee guida sono quantizzati e quegli eventi che erano più vicini invece sono lasciati intatti.
Il risultato finale è una parte che mantiene un feel naturale ma allo stesso tempo è solida ritmicamente.
Su Pro Tools il parametro di sensibilità è la funzione Exclude/Include Within, su Cubase/Nuendo la sensibilità negativa è il parametro Non Quantizzare mentre quella positiva è Intervallo Q, su Logic Pro è la funzione Q-Range.

Il parametro di swing può essere usato efficacemente per rendere più morbidi certi tipi di parti ritmiche.
Mentre se si usano valori elevati di swing (tra 80% e 100%) si ottengono risultati simili allo swing tradizionale completo, usando valori più bassi (tra 10% e 30%) è possibile rendere le parti ritmiche meno meccaniche senza alterarne la loro natura.
Un’ottima tecnica per aumentare il livello di autenticità delle vostre parti di batteria e percussioni consiste nell’applicare intensità, sensibilità e swing a singole tracce con parametri leggermente diversi.
Per esempio potete quantizzare l’Hi-Hat con 80% di intensità, -70% di sensibilità e 20% swing, e il rullante con 75% di intensità, -60% di sensibilità e 10% swing, e così via.
In questo modo ogni elemento della batteria o delle percussioni avrà una sua identità ritmica ma allo stesso tempo suonerà bene all’interno della sezione ritmica.
Lo stesso principio può essere applicato orizzontalmente (anziché verticalmente) alle nostre parti ritmiche applicando valori diversi per i parametri descritti a diverse sezioni del nostro pezzo.
Per esempio nella prima strofa della vostra canzone potreste avere la batteria e percussioni più rilassate, quantizzandole con 70% di intensità, -50 di sensibilità e 20% swing, mentre nel ritornello potreste usare 80% di intensità, -80% di sensibilità e 10% swing per un effetto ritmicamente più preciso.

Inserire piccoli cambiamenti di tempo è un’altra tecnica consigliata per ottenere produzioni più realistiche.
L’utilizzo di un tempo stabile in certi stili di musica può rendere il groove troppo piatto e meccanico.
Per dare la sensazione di avere a che fare con musicisti veri provate ad inserire piccoli cambiamenti di tempo (non più di 1 o 2 BPM) in modo casuale.
Potete inserirli manualmente (con la matita del vostro DAW) oppure usare la funzione di randomizzazione per velocizzare il processo.
Un’altra tecnica è quella di creare piccoli cambiamenti di tempo in momenti specifici di un pezzo.
Per esempio nelle transizioni tra strofa e ritornello di una canzone, cioè in momenti in cui la batteria solitamente suona un fill e quindi è più probabile che il tempo subisca piccole variazioni.
Ricordatevi che questi cambiamenti devono essere percepiti ma non identificati dall’ascoltatore, quindi siate prudenti, usando questa tecnica con attenzione.

Se avere ottime librerie di suoni è fondamentale per ottenere realistiche parti di batteria e percussioni, sovente è possibile migliorare drasticamente il livello delle nostre produzioni aggiungendo, o rimpiazzando, alcune parti MIDI con strumenti percussivi acustici come shaker, tamburello, bongos, Hi-Hat o piatti (ride e crash).
Questa tecnica ha diversi vantaggi; innanzitutto è poco costosa: uno shaker, un tamburello e altre percussioni piccole si possono trovare a basso prezzo.
L’aggiunta di strumenti veri ci permette anche di aggiungere il fattore umano alle tracce MIDI.

Per mixare le vostre parti di batteria e percussioni virtuali partite dalle stesse tecniche tradizionali usate per tracce acustiche.
Innanzitutto trasformate tutte le tracce MIDI in tracce audio separate per ogni pezzo di batteria/percussioni che avete (per esempio casa, rullante, toms, Hi-Hat ecc.).
In questo modo potrete lavorare su equalizzazione, compressione e riverbero con più precisione, come se steste mixando un kit vero.
È fondamentale che a questo punto della produzione vi sforziate di mettervi il più possibile nei panni dell’ingegnere del suono.
Se usate librerie di suoni professionali come BFD3, Superior Drummer o Addictive Drums, avete anche l’opzione di mixare le tracce direttamente all’interno della libreria usando gli effetti disponibili nella sezione mix del plug-in.
Questa soluzione è ideale per progetti che richiedono tempi brevi di produzione e dove la semplicità di work-flow è essenziale.
Solitamente usare gli effetti della libreria non è ideale dal punto di vista sonoro e non vi consente di ottenere la stessa qualità audio offerta dall’utilizzo di plug-in esterni.
Iniziate dalla cassa e cercate di ottenere un suono solido e pieno ma non slabbrato.
Poi aggiungete il rullante.
Cercate di ottenere un suono definito, tagliante, che esca fuori bene dal mix.
Cercate di avere un Hi-Hat brillante che copra le frequenze alte senza rinunciare alle medio-alte in modo da garantire un suono pieno.
Per i Tom usate un compressore con un Ratio piuttosto alto (4:1) con un attacco veloce e un release medio.
Per i piatti tagliatee frequenze basse al di sotto dei 300 Hz per aggiungere chiarezza.
Come ambiente usate un riverbero a convoluzione come Audioease Altiverb o Waves IR con una lunghezza intorno a 1.5 secondi per l’Hi-Hat e piatti.
Sul rullante e toms usate un riverbero simile ma un po’ più lungo (intorno a 1.7 secondi).
Sulla cassa usate solo un accenno di ambiente (1.4sec) per non diminuire l’impatto e la compattezza.

Perfezionare le tracce di batteria e percussioni è sempre possibile.
Il giusto bilanciamento tra ottime librerie di suoni, adeguati controller per registrare le parti in modo credibile,
e le tecniche di quantizzazioni orizzontali e verticali, si possono amalgamare con un mix professionale
e gli strumenti acustici, tanto da rendere l’intera sezione ritmica perfettamente credibile anche alle
orecchie del miglior sound engineer.