Crollo del Rublo, la Russia in crisi ma Putin resta saldo

Mentre la crisi del petrolio, le sanzioni internazionali e l'economia stagnante mettono a dura prova l'economia russa, Putin è fiducioso.

L'orso russo

La Russia ne uscirà più forte.

Così Putin afferma fiducioso durante l’intervista di giovedì alla Camera di Commercio di Mosca.
Paragonando la Russia ad un orso al quale si vogliono strappare via denti ed artigli, afferma che non ha intenzione di cedere di fronte al “muro” della Nato e dell’Occidente:
[…]Noi cerchiamo di mantenere la nostra sovranità.

Allude al fatto che Una svolta positiva sia inevitabile anche se, nel caso non si riuscisse a capovolgere la curva discendente, ci vorranno ben due anni per tornare ai livelli precedenti.

Vladimir Putin parla di fattori esterni, come il crollo del prezzo del petrolio e la pressione politica internazionale e sostiene che la stabilità si basi soprattutto:
…Sul sostegno del popolo russo alla nostra politica estera e interna. Sanno che agiamo nel loro interesse.”

Questo a lasciar intendere che non abbia alcuna intenzione di preoccuparsi delle sanzioni imposte al paese da Unione Europea e Stati Uniti e di non volersi piegare per ottenere sconti.
Ribadisce che non è la Russia ad avere ambizioni imperialiste, bensì la Nato a vedere l’Ucraina come la sua prossima conquista.

Ma vediamo come la crisi del petrolio stia influenzando in maniera infausta l’economia Russa:

Metà delle entrate del bilancio e il 70% dell’export russo dipendono dal petrolio e dal gas, di cui la nazione è il primo esportatore. Questo fatto rende la la Russia particolarmente vulnerabile alle oscillazioni sui prezzi. I mercati non hanno avuto la mano leggera sui paesi esportatori e il ribasso che il petrolio sta subendo in questi giorni getta un’ombra sull’economia del Paese.

Ad oggi, il prezzo del petrolio Brent si attesta circa ai 60 dollari al barile, più il prezzo cala, più il Rublo lo segue a ruota. Gli investitori, sfiduciati anche a causa delle sanzioni che avevano già dato un duro colpo a banche ed imprese, svendono il Rublo a favore del Dollaro e dell’Euro. Gli stessi investitori russi migrano altrove, nonostante Putin avesse espressamente richiesto di investire nel paese.

La popolazione, a causa dell’inflazione che in tre mesi è salita di ben tre punti, ha iniziato la corsa per assicurarsi il maggior numero di beni necessari, prima che si deprima il potere d’acquisto.

I prezzi sono così variabili che alcuni commercianti hanno interrotto le vendite, in attesa che il cambio valuta si ristabilizzi.

Quest’anno il Pil Russo non ha mai superato lo zero virgola, l’economia russa è ufficialmente stagnante e la crisi del petrolio le sta inferendo un duro colpo.

La Banca Centrale ha aumentato di ben sei punti percentuali gli interessi sul Rublo, per difendere la moneta, misure adeguate ha ritenuto il presidente Putin, ma questa mossa non è stata vista di buon occhio dai mercati, bensì come un segnale d’allarme.

Migliore l’azione della Banca Centrale di stabilizzare le banche con interventi della portata di ben 100 miliardi di dollari; questo, però, ha minato pesantemente l’ingente patrimonio, facendolo scendere a 400 miliardi.
Putin resta saldo sulle sulle sue posizioni e alla domanda se tema o meno un colpo di stato risponde:

“Il Cremlino è ben difeso!”