Marianna Manduca, minacciato il giudice che negò il risarcimento ai figli

Marianna Manduca
Marianna Manduca

Sebastiano Neri, giudice della corte di appello di Messina che ha negato il risarcimento, in un primo tempo concesso, ai figli di Marianna Manduca, ha ricevuto un duro attacco epistolare. L’autore della lettera si è firmato col nome di Marianna, la donna uccisa a Palagonia nel 2007 dall’ex marito Saverio Nolfo.

A nulla valsero le 12 denunce da parte della vittima. Tornando alla lettera minatoria che porta il nome della defunta Marianna, in essa l’autore (o autrice) afferma di essere stata uccisa da un uomo senza pietà e che, di conseguenza, i suoi bambini si trovano ora senza una madre. Nella missiva, chi scrive apostrofa il giudice Neri come “lurido verme” per aver annullato il “giusto risarcimento”.

Marianna Manduca, lettera minatoria al giudice Neri

Carmelo Calì, cugino di Marianna Manduca, tutore dei figli della donna e presidente dell’associazione intitolata alla sua memoria, ha rilasciato delle dichiarazioni riportate da varie testate, tra cui FanPage. Carmelo ha ricordato come il nome di Marianna Manduca appartenga ai suoi tre figli.

L’uomo ha spiegato come sua cugina, i figli di lei e e la stessa associazione disprezzino la violenza in qualsiasi sua forma. Calì ha spiegato come, sicuramente, l’associazione non sia d’accordo con la sentenza emessa, ma non si esprime in alcun modo nei confronti dei giudici.

Il cugino di Marianna ha giudicato “dannosa” e “gravissima” la minaccia inviata al giudice Neri. Altro elemento assolutamente inaccettabile è stato l’aver usurpato la firma di Marianna. Respinta, tramite opportuna nota, qualsiasi minaccia od attacco personale ai magistrati. Carmelo, i figli di Marianna e l’associazione a lei dedicata sono al momento in attesa di una parola di giustizia da parte della cassazione.

Risarcimento annullato in appello

Il risarcimento nei confronti dei figli di Marianna Manduca era stato concesso in primo grado, a causa del mancato intervento della magistratura, dopo le numerose denunce da parte della vittima.

Tuttavia, alcune settimane fa, è giunta la sentenza del’annullamento in appello di questo riconoscimento economico da parte della giustizia. Il risarcimento consiste nella cifra di 250 mila euro come indennizzo ai tre adolescenti.