Stando alle statistiche, in questi anni di crisi economica e di incertezze soprattutto in ambito lavorativo per i giovani, i ragazzi italiani abbandonano molto presto la scuola e non seguono nemmeno corsi di formazione. Molti sono coloro che lo fanno prima di aver conseguito un titolo di studio superiore (si registra un grosso calo del numero dei diplomati), così quasi la metà degli italiani ha solo la licenza media ed è obiettivamente ancora più difficoltoso trovare lavoro.
Le cause dell’abbandono possono essere molteplici e soprattutto la scelta degli studi superiori, poco curata e fatta in maniera superficiale, favorisce il verificarsi di tale fenomeno.
Ecco, allora, qualche proposta su come prevenire l’abbandono.

Cos’è la dispersione scolastica?
Si tratta di un fenomeno complesso che comprende molteplici aspetti e investe l’intero contesto scolastico e formativo. La dispersione scolastica sottolinea l’intrecciarsi di due problemi: uno riguarda il soggetto che si disperde e l’altro riguarda il sistema che produce dispersione.

Ma per comprendere il significato del termine bisogna risalire all’etimologia: il termine dispersione deriva da dispergere ( = spargere le cose qua e là, sprecare), ma è sentito come un derivato di disperdere, il cui significato è dividere, separare, dissipare. Entrambi i verbi, nel loro utilizzo intransitivo, hanno significati di: sbandarsi, disperdersi, svanire. Evocano quindi lo spreco dell’intelligenza, delle risorse, delle potenzialità.

Può essere definita dispersione scolastica l’insieme dei processi attraverso i quali si verificano ritardi, rallentamenti o abbandoni in uno specifico iter o circuito scolastico. Tuttavia, questa definizione si utilizza anche quando ci si trova di fronte a soggetti che non hanno sviluppato completamente le loro capacità cognitive ed intellettive e che, per diverse cause, hanno vissuto l’insuccesso scolastico.

Il quadro dell’abbandono in ambito Italiano mostra, secondo statistiche Istat, che: in Sicilia e Campania rispettivamente 15 e 14 studenti su 100 non completano nemmeno il percorso dell’obbligo. Un tasso inferiore a quello della media europea, che è del 77,8%. In Europa, invece, tra i Paesi più diligenti spiccano Slovenia (5,2% di abbandono scolastico), Repubblica Ceca (5,5%) e Polonia (5,6%).

In Italia l’incidenza di abbandoni precoci, secondo le esperienze di indagini condotte a livello locale, è legata maggiormente al grado di sviluppo socio-economico. Questo risulta essere un fattore discriminante per il manifestarsi del fenomeno nelle diverse aree del Paese. La discriminazione non avviene tra regioni del Nord e del Sud, ma tra le diverse aree di una stessa regione o tra i vari quartieri di una metropoli. Inoltre, mentre in passato la dispersione era diffusa soprattutto nelle aree caratterizzate da situazioni di disagio economico-sociale (che riguardavano ovviamente il Mezzogiorno), il fenomeno si è oggi diffuso anche nelle aree con sistemi economico-produttivi più forti.

L’abbassarsi del grado di sviluppo socio-economico rappresenta una delle cause che nel sud produce l’abbandono del sistema formativo, mentre la forte domanda di lavoro rappresenta al nord un’interessante attrattiva per numerosi ragazzi con scarso rendimento a scuola.

La dispersione scolastica si pone allora come indicatore della qualità del sistema formativo e pone il proprio accento sul valore del ruolo e della funzione della scuola, della famiglia e delle altre istituzioni; inoltre impone la ricerca di risposte e interventi adeguati e mirati, in un quadro di integrazione tra tutti i soggetti coinvolti.

Le cause dell’abbandono non sono riconducibili a interpretazioni univoche di causa-effetto, ma vanno analizzate secondo un modello sistemico. Per questo è necessaria una visione integrata dei vari fattori che si correlano e interagiscono dove il focus resta sempre sul successo o l’insuccesso scolastico.

Variabili che concorrono e favoriscono lo sviluppo della dispersione scolastica sono:

  • La condizione socio-culturale della famiglia;
  • l’irregolarità della carriera scolastica (causata da un’assenza di individuazione di diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento come dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia);
  • le dinamiche soggettive dello studente (emarginazione, demotivazione, bassa autostima);
  • le difficoltà relazionali all’interno del gruppo (fenomeno del bullismo)

L’interruzione degli studi può essere il risultato del sentirsi inadeguati e ciò fa sentire il giovane nell’impossibilità di proseguire, a causa dei ripetuti fallimenti sul piano del rendimento o di un rifiuto nei confronti di una realtà frustrante (come avere brutti voti all’interno di una classe modello). Questa situazione fa scaturire un normale disagio che si manifesta in sentimenti di rabbia nei confronti della scuola, che diviene, per il ragazzo, la causa dell’insuccesso, o può addirittura sfociare in:

  • depressione
  • senso di inadeguatezza
  • senso di incapacità
  • senso di scarsa autostima

Altre volte, l’atteggiamento di disinteressamento verso le discipline scolastiche è una reazione e, nello stesso tempo, un messaggio del ragazzo, che si è visto imporre dai genitori un percorso scolastico senza tener conto delle sue attitudini, che spera così di essere ascoltato e compreso e, quindi, di cambiare il percorso scolastico intrapreso.

L’Unione Europea ha indicato, nella definizione della progettazione dei piani di formazione del 2014/2020, come prioritaria per l’Italia, la lotta contro la dispersione scolastica.

Il problema riguarda però il come combattere la dispersione scolastica per garantire un’effettiva uguaglianza formativa. Qui si tratta di mettere in atto una strategia capace di rimuovere le principali cause della dispersione in un arco di tempo breve.

Molti genitori si trovano nella condizione di dover affrontare il problema di figli che vanno male a scuola, che spesso perdono anni o che decidono di abbandonare gli studi senza diploma.
Il mio lavoro di pedagogista e formatore nella scuola secondaria mi dà tutti i giorni sempre nuovi spunti di riflessione da trattare con i docenti e con i genitori.

Per questo motivo, nel mio manuale, scrivo di come poter aiutare i nostri figli in famiglia, evitando di ingigantire il problema e arrivare all’irreparabile situazione di sentirsi sconfitti e abbandonare la scuola e, di conseguenza, il proprio futuro.