Come segnalare a Google il plagio dei propri contenuti
“Google sta testando alcune modifiche degli algoritmi per siti scrapers (specialmente blog scrapers). Chiediamo a voi esempi e potremmo utilizzare i dati che ci inviate per migliorare il nostro algoritmo”.
Google ci indica che il modulo non serve per richiedere assistenza, ma solamente per capire e migliorare l’algoritmo, fino a poter individuare correttamente i veri plagiatori o scrapers.
Il modulo è disponibile qui: basta inserire la chiave di ricerca utilizzata e i due risultati URL ricevuti in risposta, oltre alla possibilità di aggiungere delle note o dei commenti.

Perché è indispensabile utilizzare questo strumento? E, soprattutto, perché dovremmo utilizzarlo?
Google riesce a comprendere chi ha pubblicato per primo un contenuto? Perché non riesce a comprendere chi è il legittimo proprietario dei testi?
Non è facile stabilire chi sia stato il primo a pubblicare un contenuto presente su due o più siti. Il motore di ricerca non scansiona quotidianamente tutti i siti, quindi è possibile che passi prima a scansionare il plagiatore e, in un secondo tempo, il legittimo proprietario. In questo caso, si rischia che venga attivata addirittura una penalizzazione nei confronti di chi detiene regolarmente i diritti. Una cosa assurda, ma purtroppo funziona così.
Google non riesce a stabilire con precisione chi è stato il primo a pubblicare un articolo.
In questi ultimi anni non sono pochi i siti penalizzati da Big G per contenuti plagiati che hanno visto premiato il sito “plagiatore” a discapito dell’autore detentore di tutti i diritti di copyright.
Una vera presa in giro!
Facciamo innanzitutto attenzione agli aggregatori, che, in molti casi, penalizzano il sito proprietario. Non serve a nulla la citazione dell’aggregatore della pagina originale o il backlink DoFollow. Tra questi, il caso maggiore è registrato da Paperblog, il quale riesce a scalare la serp di ricerca facendo piombare nelle ultime posizioni il sito originario.
Con questo aggregatore il tuo sito o blog subisce solamente penalizzazioni. Ciò si verifica anche con altri aggregatori, utilizzati perché si crede portino una link popularity, quando in realtà il traffico organico diminuisce. Nonostante ciò, grazie alla citazione qualche visita si può recuperare, ma siamo sicuri che il gioco valga la candela? A distanza di mesi dall’introduzione dell’algoritmo Google Panda, la situazione non è mutata. Alcuni aggregatori sono già stati penalizzati (ad esempio Liquida, Oknotizie e Wikio), ma il nostro consiglio è quello di evitarne l’uso. Da un iniziale impressione di beneficio, si passa ad una penalizzazione non solo del proprio articolo, ma addirittura di tutto il sito Web.