È morto il brigadiere Manlio Amadori, uno dei più importanti testimoni del caso di omicidio di Marco Vannini. Il militare prestava servizio presso la caserma di Ladispoli. Anche la notte in cui morì Marco si trovava presso la stazione dei carabinieri. Come riferisce il settimanale Giallo, l’anziano brigadiere era malato da tempo.
È deceduto in ospedale dopo un trapianto, aveva 62 anni. Fu lui a far entrare Antonio Ciontoli nel suo ufficio dopo la morte del giovane genero, fidanzato con la figlia Martina. Manlio riferì, al suo tempo, che Ciontoli ad un certo punto si rivolse a lui con un gesto particolare quella notte: “Che fai? Mi vuoi arrestare?”. Secondo la versione di Manlio, Antonio Ciontoli, militare con un passato nei servizi segreti, avrebbe detto in quell’occasione: “Mah, adesso metto nei guai mio figlio”.
Federico Ciontoli, di professione militare, è il figlio di Antonio Ciontoli e fratello di Martina, un tempo ragazza di Marco Vannini. La notte dell’omicidio del bagnino, fu la stessa in cui Manlio Amadori parlò con Antonio in caserma. Era presente anche il maresciallo Roberto Izzo. Antonio si sfogò dicendo che avrebbe messo nei guai suo figlio Federico, ma Izzo gli chiese chi aveva esploso il colpo di pistola che ferì Marco: era stato lui o Federico? La risposta di Ciontoli sarebbe stata la seguente: “No, sono io”. Ma allora perché il Ciontoli chiamò in causa suo figlio Federico?
Ad ogni modo, Manlio Amadori sembrava conoscere parecchi dettagli parecchio contrastanti con la ricostruzione ufficiale da parte degli investigatori nel corso delle indagini. Se non fosse morto, forse Amadori avrebbe in futuro raccontato ulteriori elementi interessanti, che avrebbero potuto dare una svolta importante al caso Marco Vannini. Il brigadiere fu un testimone chiave per il processo nei confronti della famiglia Ciontoli. Tuttavia, i giudici non presero in grande considerazione la sua deposizione in tribunale.
Stefania Lanfranchi, nel suo articolo pubblicato su Giallo, ha messo in risalto la stranezza su come nessuno dei magistrati chiese ulteriori chiarimenti riguardo le importanti dichiarazioni fatte da Amadori. Il contenuto della sua deposizione avrebbe di certo potuto stravolgere la panoramica del caso così come lo conosciamo ora. Ad ogni modo, Antonio Ciontoli e i suoi cari dovranno affrontare un nuovo processo d’appello.
Manlio Amadori, probabilmente, era un testimone chiave. Una volta, intervistato da Giulio Golia delle Iene, aveva riferito di non poter fare ulteriori dichiarazioni rispetto a quanto depositato in tribunale, se non autorizzato, in quanto ciò gli avrebbe creato problemi. “Non sono nessuno per stravolgere quello che la magistratura ha già valutato” aveva aggiunto. Parole, che al giorno d’oggi, suonano come un alone di mistero. Manlio Amadori sapeva qualche altro retroscena importante sul caso Marco Vannini?
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