Reducetarianesimo: cosa significa questa strana parola?

Reducetarianesimo. Sembra uno scioglilingua, ma è il nome coniato dal britannico Brian Kateman per indicare un metodo alimentare salutistico ed etico. Nel suo blog dichiara in breve che il suo modo di alimentarsi è:

  • salutare
  • facile
  • etico

Il reducetarianesimo è un altro modo di vedere l’alimentazione; è un modo po’ meno drastico di avvicinarsi a un’alimentazione sana e il più possibile ecosostenibile.
Consiste nel consumare poca carne e di qualità, possibilmente proveniente da aziende che promuovono un tipo di allevamento “naturale”, come la nutrizione al pascolo. Un altro suggerimento proposto da questo regime alimentare è ridurre il consumo di pesce e prodotti caseari.

Il metodo di Brian Kateman è salutare, perché oggi l’occidente consuma un quantitativo spropositato di carne, spesso di scarsa o pessima qualità; facile, perché il percorso di riduzione non comporta l’eliminazione della carne e dunque anche i più affezionati potranno gustarsi un bell’hamburger senza sentirsi colpevoli nei confronti delle proprie arterie (e un po’ di più nei confronti dell’animale); etico, perché per lo meno per chi non ha avversione verso la carne per motivi morali, mangiare meno carne e favorire allevamenti di un certo tipo è una scelta che procura minor inquinamento e minor sfruttamento nei confronti delle bestie da allevamento.
Favorire un certo tipo di allevamenti, alla lunga, può spingere ad allevare in maniera diversa, avvicinando il lavoro degli allevatori ai desideri del consumatore. Comprare meno carne potrà spingere le aziende ad allevare meno bestiame e adeguarsi, così, a un consumo ridotto.

Per Kateman, il passaggio per diventare reducetariani è semplice: iniziare a non mangiare carne la sera se la si è mangiata a pranzo, ridurre le porzioni, scegliere un giorno della settimana in cui non la si mangia per nulla e, come già detto, prediligere bestiame allevato all’aperto invece che ingozzato artificialmente nelle “fabbriche di animali”.
L’obbiettivo finale è quello di arrivare a mangiarne poca. Tuttavia nel blog, che vuole essere il punto di raccolta per le adesioni, non è definito quanto sia il tanto “accettabile” per essere considerato un reducetariano doc.

reducetarianesimo

C’era bisogno del reducetarianesimo?

Il panorama scientifico sull’alimentazione in questi ultimi anni ha visto un proliferare di metodi salvifici, consigli pratici, posizioni etiche estreme accusate talvolta di creare gruppi paragonabili a sette religiose. Tra tutte le varie fazioni, le posizioni moderate, le cosiddette “vie di mezzo” esistevano già.
Ma se parliamo di salute, in realtà la comunità scientifica non ha fatto altro che dire ciò di cui parla il reducetarianesimo, ovvero mangiare pochissima carne rossa (una o, al massimo, due volte al mese) e poca carne bianca (due o tre volte alla settimana), moltissima frutta e verdura e tanti legumi e cereali (meglio se integrali).
Dal punto di vista ambientale, è noto anche il grave problema dell’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi di bestiame, come quello delle monocolture, che servono ad alimentare questi allevamenti intensivi, e quello dei mangimi e degli antibiotici, con cui gonfiano le carni rendendole in fin dei conti più dannose che nutrienti.

Il reducetarianesimo, in fondo, non dice nulla di nuovo, ma raccoglie in sé, in nome della sintesi, tutte le posizioni salutiste ed etiche a proposito dell’alimentazione.
C’era quindi bisogno di un nuovo termine, un nuovo metodo che spingesse le persone a credere di più nei consigli dei nutrizionisti e a sentirsi, nel contempo, parte di un qualcosa di grande?
Evidentemente sì, dato che l’iniziativa ha avuto un grande successo.
Le persone hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità, soprattutto nel periodo in cui il “social” è principe nella vita di tutti i giorni.
L’intenzione di espandere il reducetarianesimo tramite i social è evidente già dal modo in cui Kateman invita a partire con questo percorso alimentare; infatti, sotto a Become a Reducetarian! si legge:

1 Impegnati a mangiare meno carne per 30 giorni.
2 Seguici sulle tue piattaforme social preferite.
3 Condividi le foto dei tuoi pasti senza carne utilizzando l’hashtag #lessmeat e il tag @reducetarian.

Se questo è un modo per avvicinare più persone possibile ad un’alimentazione sana e ad un consumo ecosostenibile, allora ben vengano il reducetarianesimo e tutti gli altri nomi che verranno!