I grassi fanno male? Da miti e leggende alla dieta chetogenica

Per molti anni i grassi sono stati considerati il “male” delle diete, della salute e di una corretta alimentazione. I grassi nella medicina degli anni 80, a parte l’olio di oliva e poche altre forme di lipidi, erano considerati la causa di molte patologie e di un cattivo regime alimentare. Nel classico approccio “mediterraneo” i carboidrati la fanno da padrone, presenti in tutti i pasti ed in quantità generose, per non parlare degli approcci vegani, in cui rappresentano la stragrande maggioranza dell’apporto calorico.

Negli ultimi anni, i lipidi sono stati enormemente rivalutati, in quanto costituiscono una buona percentuale delle nostre strutture cellulari, e sono alla base della sintesi ormonale.

Il dubbio quindi spontaneo che nasce è, i grassi fanno male o fanno bene? È opportuno introdurne in quantità elevate all’interno della dieta o è meglio limitarli?

Alcune tipologie di diete, la dieta chetogenica, la VLCD, la Blackburn, sono basate su metodiche agli antipodi rispetto alle diete tradizionali. Proprio a questo approccio abbiamo posto la nostra attenzione e ne abbiamo parlato con il Dr. Neri, nutrizionista di Bologna.

Che cos’è la dieta chetogenica?

La dieta chetogenica è un regime alimentare il cui scopo è quello di favorire uno stato di chetosi, ovvero un vero e proprio “switch metabolico”, un cambio di carburante, che il corpo adotta in assenza di glucidi.

Come dico sempre “il corpo è intelligente” ed ha un fine primario, ovvero quello di farci sopravvivere, così come lo ha sempre fatto nell’arco dei millenni. Noi siamo, a differenza delle macchine, in grado di cambiare la nostra fonte energetica, variando l’assetto ormonale e metabolico. In condizioni “normali” per noi occidentali, la presenza di glucidi nella nostra alimentazione, fa si che il nostro organismo funzioni in modo preponderante con questi.

Quando non si ricevono più quantità adeguate di glucidi dall’esterno, di almeno 100 grammi quotidiani, allora il nostro organismo sente questo come un momento di emergenza. Per chi si intende di biochimica, si ha un passaggio dalla via dell’mTOR all’AMPK, ovvero ad una via catabolica.

L’assenza, o per lo meno la scarsità di glucidi, favorisce l’incremento di ormoni catabolici come il glucagone ed inibisce l’attività dell’insulina. Gli acidi grassi vengono liberati dalle zone di stoccaggio, andando incontro a processi di degradazione a fine energetici, la beta ossidazione, portando a molecole più piccole come l’Acetil CoA, che, a causa dell’assenza di glucosio e di acidi organici necessari, vengono trasformati in chetoni, come aceto-acetato, acetone e beta-idrossi-butirrato. Questi diventano una nuova forma di energia, in grado di sostentare il nostro organismo, anche se non completamente. Cervello e cuore in piccola parte (il 25% circa) necessitano comunque di carboidrati per funzionare correttamente e la quota mancante di questi viene sintetizzata attraverso un processo di neoglucogenesi, vale a dire la conversione in glucidi di proteine.

Chi dovrebbe seguire una dieta chetogenica?

Un approccio chetogenico non ha eccessive limitazioni, a patto che non siano presenti patologie quali IRC, insufficienza renale, infiammazioni gravi epatiche o patologie cardiache, gravidanza e allattamento, anoressia e forte sarcopenia

Un approccio chetogenico è molto indicato a persone obese, o in sovrappeso, in presenza di sindrome metabolica, steatosi epatica, insulino resistenza, diabete tipo 2 non trattato con farmaci, ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia,

Un approccio chetogenico è molto utile per riportare al giusto peso anche persone con sovrappeso moderato, grazie alla sua efficacia e velocità

Cosa che non deve essere mai dimenticata è che al termine di un percorso dimagrante, chetogenico, bilanciato o tradizionale che sia, è necessario un approccio ad una corretta alimentazione, che rieduchi la persona al corretto rapporto col cibo. Il rischio nel caso contrario è un aumento rapido del peso, che vanifica tutti gli sforzi fatti. Una cosa di cui vado fiero è che tutti le persone che hanno applicato le mie indicazioni per il rientro alla normalità, ancora dopo anni hanno mantenuto il giusto peso, pur concedendosi “sgarri”

Quali sono i vantaggi che derivano da questo regime alimentare?

  • Un primo vantaggio, che viene evidenziato, è la velocità di perdita di peso, cosa che un regime dietetico classico, iperglicidico, non consente, a meno di tanta attività fisica e fame. Questo è molto motivante e permette l’impegno al raggiungimento dell’obbiettivo
  • Un altro vantaggio è, l’assenza totale di fame, in quanto sia i corpi chetonici, che le proteine, hanno un effetto anoressicizzante. Questo aiuta molto nella prosecuzione del piano alimentare
  • Aumenta il dispendio energetico e quindi lipidico
  • Un altro effetto è quello di recuperare la sensibilità insulinica, persa nella sindrome metabolica, e nel diabete tipo 2.
  • Può aiutare ad abbassare i livelli di lipidi a livello ematico, sia per il dimagrimento, che per via della riduzione dell’insulina secreta e per il consumo massiccio di grassi a fini energetici
  • Permette di mantenere l’insulina e la glicemia costante e bassa
  • È molto utile per contrastare gli effetti di alcune patologie come quella della PCOS, ovvero sindrome dell’ovaio policistico
  • Viene impiegata nella cura per l’epilessia farmaco-resistente ed alcune forme tumorali

Ci sono anche delle controindicazioni che è necessario tenere in considerazione?

Come in tutto, esistono effetti da tenere in considerazione.

Nei primi giorni,3-5 giorni di transizione e “switch metabolico”, il corpo è ancora abituato ai carboidrati, quindi cercherà di trovarne dove possibile, degraderà le proteine attraverso Neoglucogenesi, producendo glucosio; la pressione sanguigna si abbasserà, si potranno percepire sensazioni di stanchezza, brain fog, a volte irritabilità.

Una volta avvenuto il passaggio allo stato chetogenico, la stanchezza scomparirà, se il piano sarà ben seguito.

Durante la dieta, dopo alcuni giorni, a causa di diuresi elevata e perdita di Sali minerali, potrebbero verificarsi crampi e ipotensione e stipsi. Una cosa frequente è la sete, per cui è consigliato bere molto.

Cosa deleterea, a meno di piani particolari, è non spezzare la dieta con i pasti liberi, altrimenti lo switch metabolico ritornerà a farsi sentire

La dieta chetogenica garantisce il 100% di affidabilità?

Purtroppo, no, non è detto che si raggiungano sempre i risultati auspicati, e le ragioni possono essere diverse. La cosa che tengo sempre ad evidenziare è che “il corpo è intelligente e a volte più di noi”

Il corpo delle persone, che hanno seguito molte diete, mi rivolgo soprattutto alle signore, si è dovuto adattare alle situazioni di riduzione delle calorie, come se si trattasse di emergenze, e quindi ha appreso le contromisure da mettere in pratica per fronteggiare un nuovo periodo di carestia. In una circostanza di questo tipo, è indispensabile ricorrere a un regime alimentare che consenta di ripristinare il corretto assetto ormonale e il metabolismo originale.

Quali conseguenze può avere la dieta chetogenica?

La risposta più adeguata è dipende

Per prima cosa, la dieta è una dieta presa da un giornale o è stata seguita da un professionista?

Nel caso del fai da te, l’errore più comune è credere che una dieta chetogenica sia una dieta iperproteica; Troppe proteine, oltre ad abbassare il “rapporto chetogenico”, possono portare, grazie alla neoglucogenesi alla produzione di grosse quantità di glucidi, aumentare la glicemia e ad inibire il processo di chetogenesi, oltre a sovraccaricare i reni con un eccesso di scorie azotate.

Per la produzione di energia, l’organismo umano tende sempre a privilegiare il glucosio.

Anche un ridotto apporto di proteine può essere deletereo, infatti, se prolungato nel corso del tempo, ha l’effetto di consumare la massa muscolare; di conseguenza nel soggetto si verifica non solo una riduzione dei lipidi, ma anche un impoverimento della massa muscolare. Così, il metabolismo si riduce a propria volta, a causa di un regime alimentare restrittivo.

Anche i lipidi non possono essere eccessivi: infatti un eccesso di grassi alimentari, può determinare un incremento ponderale, e non un calo come ci si potrebbe aspettare.

Se è seguita da un professionista esperto, il problema viene superato con una gestione oculata dei macro e micronutrienti.

Insomma, se si desidera perdere peso in poco tempo, la dieta chetogenica va bene o no?

Non c’è una risposta univoca. In linea di massima se la dieta viene eseguita in maniera corretta e risulta equilibrata, è possibile dimagrire in tempi abbastanza rapidi: nel giro di un mese, si possono perdere tra i 4 e i 12 chili. Molto dipende dalle condizioni di partenza del soggetto e dai metabolismi. Come detto, un’influenza importante deriva dal passato della persona e dall’aver già seguito o meno delle diete ipocaloriche e restrittive. Nelle persone che, invece, in precedenza non hanno mai seguito regimi dimagranti, si verifica nel primo mese un calo ponderale importante, che però in molti casi a partire dal secondo mese si assesta per effetto di sbagli che vengono compiuti. Resta sicuro, comunque, che in una dieta chetogenica sono i lipidi a rappresentare la più importante fonte di combustibile, con il sostegno delle proteine.

In concreto come si sviluppa la dieta chetogenica?

Il primo passo è evitare gli alimenti glucidici, come per esempio la frutta, i cereali, la pasta e il pane; devono essere privilegiati, invece, i cibi lipidici e proteici, tra i quali le verdure, ma non tutte, i semi oleosi, le uova, il pesce, la carne, limitati i latticini. Sono ammessi l’olio e, tra le bevande, il caffè e le tisane. Nel contesto di una dieta chetogenica, invece, non dovrebbero essere consumate le bibite dolci, la frutta, gli zuccheri semplici, i tuberi, le patate e i legumi.

Stiamo parlando di un regime alimentare iperproteico?

Benché ci siano degli approcci tendenzialmente iperproteici, come ad esempio la Dukan, non mancano le diete chetogeniche isoproteiche, come quelle da me preferite, fatte col giusto apporto proteico, per evitare il catabolismo muscolare e allo stesso tempo, per non causare un sovraccarico epatico e renale.

Per capire se si è in chetosi, comunque, si può prestare attenzione ad alcuni sintomi che provengono dal corpo, come per esempio l’odore di acetone dell’alito, la riduzione della fame, la sete, la necessità di urinare spesso. Esistono in commercio anche dei kit per il controllo dei livelli urinari dei corpi chetonici

Per maggiori informazioni

Il Dottor Neri è un nutrizionista esperto in nutrizione sportiva e clinica. Interessato a capire e a spiegare in che modo l’alimentazione influenza il benessere e la salute, ha trasformato la propria passione in una professione. Per saperne di più visitate DrNeri.it