Le disposizioni del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza

Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, corrispondente al d. lgs. n. 14 del 2019, è entrato in vigore in maniera definitiva lo scorso 15 luglio, in applicazione della legge n. 155 del 2017.

In questo modo è stata avviata la riforma della legge sul sovraindebitamento e della legge fallimentare, in attuazione della delega di 5 anni e mezzo fa, la quale era stata oggetto di costanti rinvii, integrazioni e modifiche graduali, non solo per effetto della pandemia ma anche a causa della nuova direttiva europea alla quale il nostro Paese è stato obbligato ad adattarsi.

I cambiamenti

Un cambiamento importante riguarda il fatto che il nuovo Codice della Crisi d’Impresa ha preso il posto del regio decreto n. 267 del 1942 e della legge n. 3 del 2012, corrispondenti rispettivamente alla legge fallimentare e alla legge sul sovraindebitamento. In sostanza adesso le imprese in fallimento e i soggetti che si trovano in una condizione di sovraindebitamento devono far riferimento al d. lgs. n. 14 del 2019, che corrisponde alla nuova normativa. Vale la pena, poi, di consultare il sito web https://pianodebiti.it/, portale di Piano Debiti, azienda leader dal 2014.

Quali sono le novità più importanti

Vale la pena di specificare che coloro che avevano un’istanza di sovraindebitamento, una procedura o un ricorso già in atto con la legge fallimentare o con la legge n. 3 del 2012 continuano a farvi riferimento, dal momento che le leggi precedenti non sono state abrogate. Il nuovo Codice si sviluppa in poco meno di 400 articoli attraverso i quali viene ridefinita nel suo complesso tutta la disciplina di procedure dell’insolvenza e concorsuali.

Per prima cosa, non si parla più di fallimento ma di liquidazione giudiziale: un cambiamento linguistico attraverso il quale viene meno qualunque connotazione di discredito morale e personale a carico degli imprenditori insolventi. Un altro aspetto fondamentale va individuato nella centralità dell’azienda, che si spiega nel fatto che si tenta di conservare l’azienda invece dell’imprenditore colpito dalla crisi.

Che cos’è la crisi

A proposito di crisi, essa viene identificata come una condizione di difficoltà finanziaria ed economica tale da aumentare le probabilità di insolvenza da parte del debitore. Essa, inoltre, viene considerata non come una difficoltà irreversibile, ma come una fase temporanea. Ancora, vengono semplificate le procedure correlate al sovraindebitamento e si introduce l’esdebitazione dei debitori incapienti. La composizione negoziata della crisi, invece, è stata confermata.

Tale procedura, che era stata introdotta attraverso il decreto legge n. 118 del 2021 convertito poi dalla legge n. 147 dello stesso anno, sancisce che gli imprenditori che si trovano in una situazione di difficoltà economica abbiano la possibilità di far riferimento alla CCIAA del territorio e domandare l’aiuto di un esperto indipendente in vista del risanamento dell’impresa.

Perché la riforma si è resa necessaria

Si è ritenuto indispensabile provvedere a una revisione totale della legge sul sovraindebitamento e di quella fallimentare per rendere più semplice l’accesso alle procedure. Al tempo stesso, in questo modo si è tentato di colmare diversi vuoti normativi da cui erano scaturite sentenze divergenti per casi piuttosto simili. In più la riforma cerca di intercettare lo stato di crisi delle imprese in maniera tempestiva al fine di prevenire la loro chiusura, in virtù di un sistema di segnalazione efficace.

Le modifiche da parte del governo al Codice della Crisi d’impresa chiamano in causa fra l’altro la revisione degli accordi di risoluzione extragiudiziale, in modo che le parti siano stimolate a usarli di più. Inoltre, si è intervenuti sulla specializzazione delle autorità amministrative e degli uffici giudiziari competenti per le procedure concorsuali.

L’esdebitazione

Quando si parla di esdebitazione si indica, molto semplicemente, la liberazione dai debiti residui, grazie a cui si ha l’occasione di ricominciare da zero. Già nel 2020 era entrata in vigore la cosiddetta mini riforma del sovraindebitamento, attraverso la quale l’accesso all’esdebitazione veniva permesso anche a quei consumatori che non avevano niente da mettere a disposizione dei propri creditori.

Via libera, pertanto, a una norma molto favorevole per quei soggetti che vengono considerati incapienti e che hanno dei debiti che sono stati contratti per scopi personali o per l’attività d’impresa. Il sovraindebitato incapiente, in particolare, ha l’opportunità di liberarsi di tutti i debiti non dovendo soddisfare i creditori nemmeno in minima parte.