Caffè: quando è preferibile evitarlo?

Il caffè, più che un’abitudine, per tante persone rappresenta un vero e proprio piacere, un rituale difficile da accantonare. Basta solo pensare a quante volte, magari senza rendercene conto, pronunciamo una frase in cui è contenuta la parola caffè.

Il caffè, spesso rappresenta un vero e proprio momento di condivisione, è carico di valore simbolico e sociale, lo si offre e lo si beve con chiunque, per scambiare due chiacchiere in maniera informale e godersi il suo intenso e avvolgente aroma.

La medicina, in tal senso, non sembra poi ostacolarne più di tanto il consumo, a differenza di altre sostanze stimolanti, purché rimanga entro certi limiti. Superati questi che, di solito, si aggirano intorno ai 300 mg di caffeina al giorno, anche il caffè può arrecare danni alla salute.

I disturbi associati al consumo di caffè possono essere più o meno gravi, a seconda delle quantità di caffeina assunta e dello stato di salute di ogni persona.

Se ad esempio si soffre di gastrite o si cercano rimedi su come si cura la gastroenterite, senza dubbio, evitare il caffè è tra gli accorgimenti da adottare per non acuire i sintomi del malessere. Ma il caffè, con il suo contenuto di caffeina, può portare anche a conseguenze ben più gravi di spiacevoli fastidi.

Quali effetti provoca il caffè

Come accennato, gli effetti del caffè sono legati alla sua soglia limite, entro il quale può essere persino benefico per la salute, ma, se superata, può arrecare diversi disturbi.

Tra questi non mancano insonnia, eccitabilità, effetto ansiogeno, tachicardia, pressione alta o aritmie. Ma il caffè può anche incidere sull’assorbimento di calcio e ferro e agevolare così la comparsa di anemia e osteoporosi. A livello gastrico, invece, se si assume troppo caffè, specie se a stomaco vuoto, si può verificare del reflusso gastroesofageo e acidità di stomaco.

Gli effetti, però, non sono solo tutti negativi. Se assunto in piccole dosi, il caffè può migliorare l’umore e la resistenza alla fatica, incidendo anche sulle prestazioni atletiche. In tal senso, specie per chi pratica sport a livello agonistico, c’è da considerare i limiti oltre il quale si rischia di non superare il test antidoping. Se la concentrazione di caffeina nelle urine supera i 0.012 mg/ml, si può risultare positivi al test, pertanto c’è da tenere sotto controllo il consumo di caffè anche in questi cassi.

Quando bisogna proprio evitare il caffè

L’assunzione di caffè, in realtà, non dipende solo dalla quantità di caffeina contenuta ma anche dalle condizioni di salute di ogni individuo. Se in linea di massima, valgono i valori standard già indicati, esistono casi in cui è bene che il caffè venga completamente evitato.

Tra queste situazioni rientrano quelle in cui la persona è affetta da ulcera peptica, gastriti, malattia da reflusso o dispepsia, poiché la composizione del caffè non fa altro che aumentare l’acidità di stomaco e acuire i sintomi o la malattia di cui si soffre.

Inoltre, non bisogna assumerlo neanche nei casi in cui si soffre di cardiopatia ischemica, poiché, come accennato, può avere effetti anche sul ritmo cardiaco. Ancora, non andrebbe assunto in gravidanza, per eventuali effetti negativi sul feto o ipertensione; tuttavia, in questa condizione, questa non è l’unica bevanda a cui prestare attenzione. La caffeina, infatti, è contenuta anche in altri alimenti e bevande che si possono assumere, magari senza prestare particolare attenzione, come coca-cola, cioccolata fondente, superando di fatto il limite soglia, oltre il quale può provocare disturbi importanti.

Sempre meglio quindi, specie se si soffre di particolari malattie, limitarne il più possibile l’assunzione.