alpi apuane e le cave di marmo

Le contraddizioni tra tutela dell’ambiente e occupazione sono presenti anche nel territorio delle Alpi Apuane e le cave di marmo.

E’ sempre più diffusa la consapevolezza della necessità di un’economia ambientalmente sostenibile: ciò significa incrementare le fonti rinnovabili a discapito di petrolio, gas e carbone, politiche del trasporto basate sui mezzi pubblici , efficientamento energetico, etc.
Questa presa di coscienza è abbastanza recente. Nel secolo scorso, infatti, in Italia e nel mondo si è trascurato questo aspetto con casi eclatanti: l’Ilva a Taranto, ma non solo. In ritardo ci si è accorti che tutela del paesaggio significa anche tutela della salute. Un problema simile è presente anche nelle Alpi Apuane e le cave di marmo.

Nella delibera 54 del 2010, il Consiglio Direttivo del Parco delle Apuane scriveva che si tratta di “un territorio di inconsueta qualità ambientale, straordinariamente ricco di paesaggi, ambienti ed emergenze naturalistiche“.
Il problema delle cave di marmo, dentro e fuori il parco, appartenente alla Rete Europea e Globale dei Geo Parchi sotto la tutela dell’Unesco, è da sempre molto sentito dai cittadini, soprattutto considerando che la zona è economicamente depressa. La gestione di un bene unico al mondo come il marmo di Carrara aveva (e ha tuttora) molte contraddizioni: secondo Legambiente si producono “l’86,4% dei detriti per estrarre il 13,6% di blocchi” per il carbonato di calcio. Non basta: le concessioni ai privati avevano una durata di 29 anni, rinnovate automaticamente, nessuna tracciabilità dei blocchi né razionalizzazione dell’attività estrattiva. Senza contare la questione dei cosiddetti ‘beni estimati’, ossia cave rese private da un decreto del 1751 da Maria Teresa Cybo Malaspina.

La regione Toscana, dopo varie peripezie, ha approvato un testo che porta vari miglioramenti: il divieto di aprire nuove cave di marmo sopra i 1200 metri così come nei ‘circhi glaciali’ (laghi di ghiaccio). Saranno rese pubbliche le cave privatizzate nel 1700 e, aspetto fondamentale, il 50% della materia estratta dovrà essere lavorata sul territorio per incrementare occupazione e sviluppo. Anche sotto i 1200 metri si potranno ampliare i bacini per l’estrazione meno di prima. Il centrodestra ha parlato di “esproprio proletario con evidenti profili di incostituzionalità” e di “legge sovietica”.

Una cosa, comunque la si pensi, è certa: è necessario armonizzare occupazione e tutela ambientale nelle Alpi Apuane ma non solo; anche nel rispetto della Costituzione che all’articolo 9 recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione“.