Chi avrebbe mai detto che due città non proprio vicinissime fossero accomunate da più elementi. Parliamo di Mantova e Lucca, la prima ubicata in Lombardia, la seconda in Toscana. A dividerle ci sono quasi 250 chilometri, traducibili in un viaggio di poco meno di 3 ore di macchina. Eppure le due cittadine sono collegate da un doppio filo diretto. Il primo è una via, molto simile a quella del Cammino di Santiago in Spagna, che è meglio nota come Via Matildica del Volto Santo.
L’itinerario, cui vengono dedicati eventi ogni anno e che attraversa ben 3 regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Toscana) passando per il Monte Pellegrino, giunge proprio a Lucca, laddove si erge il Duomo di San Martino. Qui è collocata la statua lignea del Volto Santo, nota anche come il Cristo Nero dei Lucchesi. Altro punto in comune, poi, sono le terme. Entrambe le città, infatti, ospitano impianti termali molto importanti poco fuori dalle mura. Nel caso di Mantova parliamo delle Terme di Goito, alla destra del fiume Mincio in pieno altopiano mantovano.
Nell’altro caso, invece, parliamo della località Bagni di Lucca, la quale, però, non è famosa solo per ospitare il ricco complesso termale di cui i lucchesi vanno piuttosto fieri, a causa dell’elevato numero di visitatori ogni anno, ma anche per un motivo che non tutti conoscono. La zona delle terme lucchesi, infatti, è stata scenario ideale per la costruzione e l’inaugurazione di quello che è considerato il primo vero casinò terrestre d’Italia: il Casinò Municipale Ponte a Serraglio.
La sala lucchese, poi, ha dato il via alla proliferazione dei casinò fisici, con altre 5 sale aperte nel Belpaese, tutte ubicate a nord, e online, come i numerosi casino Italia aperti in rete, specialmente a partire dagli anni 2000 in poi e ispirati proprio a quelli terrestri, come per l’appunto quello di Bagni di Lucca. Per chi non lo conoscesse e non lo avesse mai sentito nominare in precedenza, il consiglio è quello di scoprirne la storia che verrà narrata più nel dettaglio nelle prossime righe.
Il primo progetto è addirittura del 1308
Nonostante, come vedremo, l’apertura ufficiale della sala risalga alla prima metà dell’Ottocento, la storia del Casinò Municipale di Lucca inizia molto tempo prima, oltre mezzo millennio addietro. Questo perché la zona termale della città toscana è sempre stata molto ricca di appeal nei confronti di nobili e borghesi anche nel periodo medievale. Per la precisione nel 1300, quando a comandare in quelle zone era la Contessa Matilde. Ella, tra l’altro, si descriveva come donna generosa e di cuore, pronta a dare la possibilità di usufruire dei bagni termali anche ai poveri che ne necessitassero per questioni di salute.
Ma tutto questo, ovviamente, aveva un costo non indifferente per le casse della città. Da qui, dunque, l’idea della Contessa Matilde di legalizzare il gioco, dando la possibilità a chi prima giocava solo per strada o nelle bische illegalmente, di trovare nelle zone delle Terme un luogo per poter giocare senza infrangere la legge, pagando qualcosa per farlo. Siamo solo nel 1308 e la Contessa Matilde apre le danze per quella che poi sarà la definitiva costruzione della sala da gioco oltre 500 anni dopo.
La vera apertura nel 1839
In quel mezzo millennio, la zona dei Bagni di Lucca cambiò volto più volte, ma rimase sempre una delle mete più gettonate dell’intera Toscana. Addirittura, nell’Ottocento era frequentata da nobili provenienti da Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera e Austria, nonché da artisti e politici di fama internazionale. Persone che, però, non erano alla ricerca solamente del benessere derivante dalle acque termali ivi presenti, bensì anche di altre forme di intrattenimento. Le case da gioco, infatti, esistevano già in varie zone d’Europa, Italia e Lucca comprese, proprio nei dintorni dell’area termale.
Il problema era che molte di queste non avevano ricevuto una dovuta regolamentazione, il che si traduceva anche in una potenziale perdita di possibili guadagni per le casse della città toscana. Da qui, l’intuizione del Duca di Lucca, Carlo Ludovico di Borbone, il quale, nel 1838 decise di commissionare nientemeno che al celebre architetto Giuseppe Pardini, ideatore dell’Opera di Parigi, la costruzione di una vera casa legalizzata del gioco d’azzardo. Dopo un solo anno di lavori, venne inaugurato nel 1839 il Casinò Municipale Ponte a Serraglio nel cuore pulsante dell’area di Bagni di Lucca. Il successo fu da subito enorme, dato che questo si costituì anche come primo vero casinò sul suolo italiano ed Europeo, anticipando quelli che poi diverranno i vari Venezia, Sanremo, Campione d’Italia, Saint Vincent e Montecarlo.
Dalle stelle alle stalle: la chiusura nel 1953
Come già accennato, la struttura, che inizialmente ospitava solo tavoli da roulette e che poi si è allargata anche ad altri giochi, specialmente Baccarat e Chemin de Fer, iniziò ad attirare turisti da tutta Europa, specialmente nel periodo in cui la concorrenza praticamente non esisteva né nel Vecchio Continente, né in Italia. Ma con i due conflitti mondiali iniziarono ad affiorare le prime difficoltà economiche e di gestione della sala, che entrò in una crisi senza precedenti nel Secondo Dopoguerra. L’esito, quindi, fu inevitabile. La proprietà di allora, che ereditò dalla dinastia dei Borbone il Casinò di Lucca, decise di non rinnovare la licenza di gioco alla scadenza del contratto nel 1953. Così, dopo oltre un secolo di storia, il casinò venne chiuso in modo pressoché definitivo.
Il tentativo di ripartenza nel 1981
I lucchesi non digerirono mai del tutto la decisione di porre fine alla vita della propria sala da gioco nella zona termale. Per trent’anni circa tutto tacque, ma nel 1981 vi fu un tentativo a sorpresa di riaprire la sala. Il colpo lo tentò la giunta dell’allora sindaco della Democrazia Cristiana Enzo Tintori, che per qualche minuto dell’11 settembre riuscì a riaprire ai visitatori il casinò. Ma, per l’appunto, il giochino durò davvero molto poco, fin quando la Polizia non fece irruzione nei locali di Bagni di Lucca per porre sotto sequestro qualsiasi cosa e mettere i sigilli all’edificio. Da quel momento, il casinò cessò una volta per tutte di esistere ed è notizia abbastanza recente che la maxi-multa comminata per quell’episodio del 1981 è stata definitivamente estinta, così che nessuno debba più pagarla.