Come scegliere i Monitor Nearfield per l’home studio recording

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Monitor audioPer valutare il grado di accuratezza dei monitor nearfield, è buona norma valutare alcune caratteristiche tra cui, la risposta in frequenza, la distorsione e il rapporto segnale-rumore.
Ii primo parametro indica il variare del livello della pressione sonora (il volume o l’ampiezza del segnale) in base alla frequenza.
Solitamente viene espressa con l’intervallo di frequenze in cui è garantito un trattamento lineare” o “piatto” dell’ampiezza del segnale.
Ovvero ogni frequenza dell’audio in ingresso viene riprodotta con lo stesso guadagno in uscita a meno di fluttuazioni indicate da un operatore aritmetico (+,-) e da un valore in dB.

Ad esempio, la dicitura “50Hz – 20kHz (+/-1dB)” indica che il monitor garantirà una risposta in frequenza piatta da 50 a 20000 Hz con variazioni di un decibel in più o in meno.
Quanto più il range delle frequenze sarà elevato (ricordiamo che la banda uditile è compresa tra 20Hz-20KHz) e la fluttuazione bassa, tanto più il diffusore sarà di qualità.
Strettamente legato alla risposta in frequenza è il valore del livello di pressione sonora rilevato ad una certa distanza.
Viene espresso in “dB SPL” (Sound Pressure Level) e solitamente viene indicato il suo valore massimo alla distanza di un metro (SPL Max-1 mt).

La distorsione indica tutte le componenti indesiderate del segnale d’uscita che non erano presenti in quello d’ingresso.
Possiamo dividerla in due tipologie: la distorsione armonica e quella di intermodulazione.
La prima avviene a causa dell’aggiunta di onde armoniche in uscita a frequenze multiple della fondamentale del segnale in ingresso.
Nelle schede tecniche ci si riferisce ad essa con la Total Harmonic Distortion (THD) e con il rumore (noise).
La distorsione di intermodulazione è invece una sorta di rumore intrinseco dei circuiti di amplificazione che va a sommarsi al segnale in ingresso.
È molto più avvertibile e fastidiosa della prima.
Entrambe vengono misurate in percentuale e a valori più alti corrispondono distorsioni maggiori.

Altro parametro di cui tenere conto è il rapporto segnale-rumore (SNR).
Indica la relazione tra il livello massimo del segnale privo di distorsione e il livello del rumore di fondo.
Viene espresso in dB e a valori elevati corrispondono migliori prestazioni.
Un buon monitor deve essere neutro, cioè deve riprodurre il più fedelmente possibile il suono che, nel nostro caso specifico, viene emesso dalla scheda audio.
Non basta fare attenzione alle caratteristiche tecniche, ma bisogna valutare se ci si trova a proprio agio con i diffusori scelti.

È difficile esprimere una preferenza tra monitor attivi e passivi.
I puristi di solito non amano molto i primi.
E’ pur vero, però, che offrono vantaggi innegabili, specie per chi ha esigenze di portabilità o per chi non vuole perdersi nella scelta di un amplificatore e vuole eliminare alla radice il rischio di rovinare i diffusori con un finale non adatto.
In genere la differenza fra i due tipi di diffusori è nei crossover adottati e nella sezione di amplificazione.

Il crossover è quel circuito che divide il segnale in ingresso in bande di frequenze separate e le manda all’altoparlante appropriato.
È passivo quando questa separazione viene fatta da un filtro a valle dell’amplificatore, mentre è attivo se separa il segnale prima che arrivi alla sezione d’amplificazione.
In questo caso ogni altoparlante deve avere il proprio amplificatore e si parla di monitor bi-amplificati, per diffusori a due vie; tri-aplificati in quelli a tre vie ecc.
Altre caratteristiche da tenere presente sono la schermatura per evitare disturbi con altri dispositivi elettronici e l’eventuale presenza di regolazioni per migliorare la scena sonora (come equalizzatori incorporati).