Bruce, un cucciolo speciale e molto fortunato

Bruce il cucciolo amato e coccolato come un "cucciolo umano"

Bruce il pipistrello

Spesso, soprattutto in estate, si parla dell’abbandono dei cani o di altri animali domestici; e di quegli animaletti non considerati “pucciosi”?! In questo articolo Vi racconteremo la storia di Bruce, un cucciolo molto speciale che ha trovato una persona altrettanto speciale che si occupa di lui.

Mi sono fatta raccontare la storia di Bruce da Barbara Andreini, (la persona che ha scelto con determinazione di accudire questo cucciolo) conosciuta tramite un social network un po’ di tempo fa.

La storia di Bruce

Le righe che seguono questa premessa sono le stesse che la protagonista, anzi la co-protagonista (la “star” ovviamente è Bruce 🙂 ) mi ha personalmente inviato.

“Cara Barbara, ecco la storia di Bruce… Grazie per la tua richiesta! Per quanto speravo riuscisse a sopravvivere mi sembra una cosa straordinaria oggi essere qui con lui e parlare della sua crescita e, a questo punto, del possibile lieto fine…. Era la sera del 25 giugno scorso quando mi accorgo che uno dei miei gattoni cercava di attirare la mia attenzione guardandomi intensamente e poi chinando il capo a terra, sul tappeto, come se dovessi vedere qualcosa. Mi accorgo che, sul tappeto, qualcosa di minuscolo si muoveva e a quel punto il mio gatto, soddisfattissimo, si avvicina accarezzandomi la gamba. Raccolgo questo piccolissimo essere e comincio a guardarlo per cercare di capire cosa avevo tra le mani. Subito notai che nonostante il gatto, probabilmente, lo avesse trasportato in casa con la bocca, fosse completamente illeso. Mi è capitato spesso di avere a che fare con dei pipistrelli in passato, poiché il mio gatto precedente era solito portarmene in “dono”(ovviamente, in quel caso, li “salvavo” da una brutta fine), perciò osservando bene il cucciolino, capii che si trattava di un piccolino di pipistrello, probabilmente caduto dalla madre. La prima cosa che pensai fu di scaldarlo perché era freddissimo. Lo tenni in mano per un po’ e poi chiesi consiglio a mia sorella. Lei è appassionata di animali e non si perde un documentario sull’argomento… Mia sorella mi consigliò di trovare un recipiente ed un sistema per riscaldarlo e poi di provare a metterlo in esterno e sperare che la madre lo sentisse e lo recuperasse. Come recipiente pensai ad una pirofila in vetro rotonda e abbastanza alta e riempii di acqua calda un sacchetto di quelli per realizzare il ghiaccio. In questo modo creai un cuscino caldo su cui appoggiare un foglio di carta assorbente e il piccolino, poi lo misi in terrazzo. Aspettai circa 3 ore l’arrivo della madre, ma nulla. Era di nuovo tutto freddo e solo, così a quel punto lo riportai in casa (si erano fatte le 23:30) e provai a dargli dell’acqua con qualche granello di zucchero di canna sciolto. Tieni presente che la testa era piccolissima, quindi immagina la bocca, ma aveva una gran voglia di vivere e gli vedevo muovere leggermente la bocca quando io con il dito mignolo della mano gli facevo cadere una piccola goccia di acqua sul musino. Per tutta la notte ogni 3 ore mi svegliavo e ripetevo l’azione e lui beveva… Al mattino seguente richiamai mia sorella e le raccontai la nottata chiedendole come potevo nutrirlo. Idea: latte di capra diluito al 50% con acqua, con qualche granello di zucchero di canna. Questa è stata la sua dieta fino a ieri, poi ho iniziato a dargli anche l’interno di vermi. È un po’ schifoso, ma sono proteine per lui molto importanti e determinanti per la sua crescita. Comunque i primi giorni mangiava al ritmo di un qualsiasi bimbo piccolo, ovvero ogni 3/4 ore prendeva le gocce di latte che cadevano dal mio dito. Nel giro di 5 giorni è praticamente diventato il doppio di quello che era ed ho preso coraggio. Io ce la mettevo tutta, ed anche lui, ma era un’impresa quasi impossibile farlo sopravvivere. (Quando sono così piccoli i cuccioli di mammiferi vanno anche stimolati per fare pipì e cacca, come appunto succede per i gatti o i cani….in questo caso è stato più complicato, perché era davvero piccolo, ma rispondeva bene agli stimoli!) Dalla seconda settimana il mio dito è stato sostituito dal cucchiaino e lui, bravissimo, avvicina il suo musino e con la sua piccola lingua beve da solo il latte fino a quando ne ha voglia. Già da 10 giorni mangia 3 volte al giorno con un piccolo spuntino verso mezzanotte, poi arriva tranquillamente alle 8 di mattina. La sua culla (quasi un’incubatrice) è stata quella pirofila da forno rotonda, nella quale ogni 3 ore (insieme al momento della pappa) inserivo il sacchetto con acqua sempre calda. Poi coprivo la pirofila con un coperchio in vetro di un’altra pirofila più piccola in modo da tenerlo al caldo umido e lasciargli comunque passaggio di aria. Con il clima più caldo e il manto di pelo che sta formando, ora uso un semplice piatto fondo con un tovagliolo dentro in cui appoggio “Bruce” e lo copro con un proteggi vivande retato. Gli piace tantissimo questa sistemazione che gli permette di arrampicarsi sulla retina e di mettersi a testa in giù, come il suo istinto richiede. Lui da subito praticamente riconosce la mia voce e il mio odore e mangia solo con me…si calma subito quando lo prendo in mano (quando ha fame si agita e non sta mai fermo), e, cosa più dolce, quando gli do carezze e bacini lui interagisce alzando la testa contro il mio dito per prendersi tutta la carezza e avvicina il suo muso verso di me quando lo chiamo dando i bacini. Mi piacerebbe continuare ad averlo vicino e magari vederlo se e quando diventerà autonomo, ma ciò che gli auguro di più è di riuscire a diventare un bellissimo pipistrello adulto che raggiungerà il suo branco. SPERIAMO!!!”

A questo punto le ho fatto solo una domanda:

”Perché il nome Bruce?” lei mi ha risposto: “Bruce è il nome del personaggio di Batman!”

Ora non possiamo far altro che sperare che il piccolo Bruce diventi grande e forte e possa vivere insieme ai suoi simili.

Curiosità

Giusto per non creare confusione in chi leggerà l’articolo, io e la “mamma adottiva” di Bruce abbiamo lo stesso nome e cognome , è un’omonimia come tante altre.

Barbara Andreini