Nuova intervista per KontroKultura: questa volta i protagonisti sono i Congiura, un gruppo emergente aquilano, e sostanzialmente l’unica band conosciuta a fare melodic death metal nella zona. I componenti della band: Stefano Lorenzetti (voce), Federico Serio (chitarra), Fabrizio Tartaglini (chitarra), Michele Mastracci (basso), Stefano Lepidi (batteria), sono giovani ed intraprendenti ragazzi con le idee ben chiare.

L’Intervista                                                                                                   

Abbiamo chiesto ai componenti dei Congiura di parlare della loro formazione, degli inizi e dei progetti, ma anche cosa significa suonare in una città, L’Aquila, socialmente disgregata per “cause di forza maggiore”.

Domanda – Come e quando vi siete formati?

Risposta (Fabrizio Tartaglini) – Ci siamo formati due anni fa dopo aver sciolto i Muspellgod (un gruppo Viking dove ci abbiamo suonato circa sei anni e con il quale abbiamo registrato un ep di 4 brani dal titolo “It’s Just Another War”), è stata riformata la line-up del gruppo, è entrato prima Stefano (Lorenzetti) alla voce, e dopo l’abbandono del batterista per problemi personali è entrato Stefano (Lepidi). Nel frattempo è stato pubblicato un singolo “Reject”, seguito dall’album iBlood che è uscito il 30 aprile (2015) che sta andando bene e sta ricevendo molte recensioni positive.

D – So che avete un contratto con una casa discografica americana, come è arrivata a voi?

R – Prima di fare uscire il disco abbiamo fatto un mix e mastering e lo abbiamo mandato a molte case discografiche. Ci hanno contattato diverse etichette europee, poi è arrivata la proposta della Sliptrick che ci ha fatto un’offerta interessante, ci ha fatto un contratto di due anni e intanto abbiamo registrato il videoclip di iBlood.

D – Come mai avete scelto questo genere visto che venivate da un altro?

R – Non è stata una scelta, è il genere che abbiamo sempre ascoltato e che ci piace; anche il gruppo precedente, con il quale facevamo viking, aveva delle sonorità melodiche. Anche se i nuovi pezzi che stiamo scrivendo hanno già ricambiato genere, stiamo sempre sul death ma meno melodico, più “arrabbiato”.

D – Avete altri progetti/gruppi al di fuori dei Congiura?

R (Stefano Lorenzetti) – Io ho un gruppo dove facciamo rock, una cosa totalmente diversa dai Congiura!

R (Stefano Lepidi) – Io sono rimasto nel genere metal, anche se è più una collaborazione, con gli Holy Martyr, e adesso uscirà il disco.

D – Come fate a gestire due gruppi?

R (Stefano e Stefano) – Si cercano di stabilire dei giorni per cercare di gestire il tutto, poi si cerca di lavorare anche individualmente a casa. Insomma non è difficile, basta metterci la costanza, pensa che c’è chi suona con dieci gruppi, poi se rimani nello stile “metallico” non ti devi dividere più di tanto.

D – Come è venuto fuori il nome del gruppo?

R – E’ legato anche al nome del disco, mi ero stufato dell’introspezione e cose del genere, abbiamo voluto fare come si faceva una volta, il metal prima era così, nato per parlare di cose concrete, che poi è il Nostro stile, spesso trattiamo temi politici e sociali.

D – La scelta della lingua dei testi?

R – Fondamentalmente è una scelta strategica (in sostanza l’inglese è una scelta obbligata) anche per il fatto che per esprimere dei concetti si usano poche parole, cosa che con la lingua italiana non si può fare; poi c’è da dire che l’italiano lo capiscono solo gli italiani quindi ci sarebbero pochi sbocchi.

D – Com’è suonare in una città come L’Aquila?

R – Beh ci sono sempre delle difficoltà nel trovare i musicisti, trovare gli spazi ed anche la professionalità; a volte si parla tanto ma non si concretizza niente.
Mancano i live club, però se c’è la voglia di creare degli eventi si può fare anche se gli spazi non sono propriamente idonei. Prima del terremoto era tutta un’altra storia, c’erano molti concerti e pure belli, solo che poi, come è accaduto per altre cose, anche la musica ne ha risentito, si è andato a spezzare un cerchio, molti ad esempio sono andati fuori. Però c’è da dire anche che alla fine dei conti vedi chi seguiva un genere per passione, che magari adesso ha i capelli bianchi, ha una famiglia ma continua a partecipare, oppure chi seguiva tanto perché voleva qualcosa da fare.

Insomma manca la coesione, la condivisione; noi infatti puntiamo a suonare fuori L’Aquila ed è lì che ti rendi conto di molte cose. Infatti rimanere fissi in un posto non ti fa crescere; non puoi crescere perché solo spostandosi e vedendo altre realtà ci si crea un bagaglio culturale da portarsi dietro.

D – I prossimi concerti?

R – Il 7 agosto suoniamo a Barletta e poi un altro concerto a Francavilla il 16 agosto al Summer Bloody Summer Festival. Il 5 settembre, invece, saremo a Perugia.

D – Ultima domanda, solo per curiosità: cosa fate nella vita? Studiate, lavorate oppure vi dedicate completamente al progetto?

R – Lavoriamo; c’è chi ha un locale e chi sta al conservatorio, tutte attività che sono compatibili con il progetto.

Conclusione

Per come è stato impostato il “pensiero italiano”, la musica (e le arti in generale se esercitate a livello non professionistico) viene considerata un qualcosa in più, quasi una perdita di tempo. Il nostro Paese, con tutta l’arte che ha, con tutti gli artisti che presenta il territorio, dovrebbe dare un sostegno a chi ha la serietà di portare avanti un progetto. Con questo auguriamo buona fortuna ai Congiura e che tutti i progetti che stanno portando avanti si realizzino.

Sarebbe un’utopia se anche da noi si facesse come nei paesi scandinavi?!

Barbara Andreini