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Recensione del film Pixar Inside Out

Inside Out: un caleidoscopico viaggio nella mente umana per rivivere l’infanzia e guardare al futuro

È possibile trascorrere 100 minuti alternando a ripetizione sorrisi, risate e lacrime dense di malinconia? Disney e Pixar ci dimostrano di sì! Inside Out, ultima fatica dei due colossi del cinema d’animazione, è una pellicola graziosa e intelligente, ricca di messaggi leggibili su più livelli e per questo adatta ad ogni fascia di pubblico.

Inside Out: la trama

Protagonista del film è l’undicenne Riley, costretta dal lavoro del padre a trasferirsi dall’amato Minnesota, patria dell’hockey e del pattinaggio sul ghiaccio, a San Francisco, dove i cittadini sono i secondi rovinatori di pizza dopo gli hawaiani. Nella mente della piccola, alla nascita, era presente solo l’emozione della Gioia ma, pochi secondi dopo, ad essa hanno cominciato ad affiancarsi anche le altre, ossia Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura che, nella prima fase della sua vita, hanno sempre agito a compartimenti stagni, con la prima arrivata costantemente votata ad avere il controllo della situazione. Il trasferimento innesca una fantastica avventura che, in una splendida fusione di divertimento e commozione, porterà la ragazzina a compiere 12 anni avendo acquisito maggiori consapevolezze.

Inside Out: divertimento per i piccoli, riflessione per gli adulti

Se i bambini potranno ridere di gusto seguendo il mirabolante viaggio di Gioia e Tristezza per riportare alla loro piccola i suoi ricordi di base, nonché il maldestro tentativo di Rabbia, Disgusto e Paura di gestire il cervello di Railey in assenza delle altre compagne di quartier generale, come potranno gli adulti non commuoversi osservando il parallelismo tra la scomparsa dell’amico immaginario Bing Bong e del pilota di aerei brasiliano, ossia l’inevitabile rinuncia alla fantasia, in favore di una realtà che, comunque, in molti frangenti può essere ancora più coinvolgente ed emozionante? Peraltro, la delicatezza e la fluidità con la quale si passa da citazioni filosofiche e cinematografiche (vedi Chinatown di Roman Polanski), ad analisi psicanalitiche, all’affermazione di concetti basilari quali “non c’è gioia senza tristezza” rende questa piccola grande perla uno spettacolo godibile da tutti, che potrà spingere i genitori a cercare di essere migliori. Da non perdere!

 

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