Anna Tatangelo in topless per la LILT: impazzano le polemiche

Sottoscritta una petizione per il ritiro della propaganda indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin

Non accenna a placarsi la polemica inerente la Campagna Nastro Rosa 2015 per la prevenzione del tumore al seno promossa dalla LILT e balzata al centro dell’attenzione mediatica già poche ore dopo il suo lancio. A far discutere sono la scelta della testimonial, che quest’anno è ricaduta su Anna Tatangelo, è la posa in cui è ritratta, ritenute da una larga frangia dell’opinione pubblica poco consone all’importante messaggio di cui la campagna si fa portavoce.

Ma andiamo con ordine e proviamo a fare chiarezza sulla vicenda districandoci tra le diverse notizie che si inseguono nel web.

La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori è un’ente pubblico associativo che opera sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il suo raggio d’intervento si estende su 3 fronti: prevenzione primaria (stili e abitudini di vita), prevenzione secondaria (promozione della cultura della diagnosi precoce), attenzione verso il malato, la sua famiglia, la riabilitazione e il reinserimento sociale. “L’obiettivo della LILT è quello di costruire attorno al malato oncologico una rete di solidarietà, di sicurezza e di informazione” riporta il sito ufficiale dell’associazione.

Ma perché la campagna per la prevenzione del tumore al seno sta facendo discutere? Proprio nell’ambito della divulgazione dell’informazione la LILT si fa promotrice di una campagna di prevenzione che, attraverso l’utilizzo di un personaggio noto, mira a raggiungere il più alto target possibile di destinatari. Quest’anno, a prestare la sua immagine per il nobile fine, è stata la modella e cantante Anna Tatangelo, moglie del cantautore Gigi D’Alessio e giovane mamma di uno splendido bambino. Nello scatto utilizzato per promuovere la campagna, la Tatangelo posa in topless, cingendosi il seno con le mani e lasciando intravedere degli addominali scolpiti, icona simbolo di una forma fisica perfetta. La foto non è piaciuta ad alcuni gruppi di donne, perché considerata troppo sensuale e  non idonea a rappresentare il messaggio di cui la propaganda si fa portavoce.

La polemica delle Amazzoni Furiose e l’intervento delle blogger-medico

In particolare diverse blogger di categoria e “Le Amazzoni Furiose”, un gruppo molto attivo sui social, formato da donne che vivono o hanno vissuto la malattia, si sono adoperate con determinazione, richiedendo al ministro della Salute Beatrice Lorenzin il ritiro del volantino della campagna. “Cosa ha a che fare – scrivono in una lettera alla Lorenzin – l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della fascia d’età per la quale sono designati i programmi di screening con la “prevenzione”? Perché concentrare l’attenzione del pubblico sul suo dècolleté florido (a cui fanno da contorno gli addominali scolpiti) se il rischio di morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?”

Una petizione contro la campagna

«Noi non siamo contro la persona – spiegano le firmatarie della petizione (un medico, una storica, una psicologa, una docente esperta in educazione e un’insegnante di comunicazione e social media) – ma contro la scelta: sarebbe bastata una Tatangelo vestita che si autoabbracciava e già la cosa cambiava. Perché usare la nudità? Per trasmettere, il concetto di salute, non poteva trasmetterlo vestita? Poteva esserci qualunque altra persona al suo posto, vecchia, giovane, famosa o no, con quella posa e con quello sponsor, il nostro sconcerto sarebbe stato lo stesso. D’altra parte il pinkwashing (usare il corpo femminile e la malattia per fare profitti nascondendo di esserne responsabili della malattie) un fenomeno di portata internazionale su cui esistono studi sociologici che sarebbe ora di vedere tradotti in italiano e contro cui il fior fiore dell’attivismo sul cancro al seno si batte da anni.»

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