Calcio: ammutinamento in casa Roma

I giallorossi deludono e abbandonano anzitempo la Coppa Italia

Garcia si sbraccia per tutta la gara ma la squadra lo ignora. Decine di errori e disattenzioni, poca pressione sugli avversari, una sola occasione da rete (Salah), nessuna reazione alle incursioni dello Spezia: ha proprio l’aria di un boicottaggio. Se poi, giunti ai tiri di rigore, persino due specialisti come Pjanic e Dzeco falliscono miseramente (l’uno colpendo la traversa e l’altro calciando abbondantemente alto), di sicuro qualcosa non va!

A fine partita, Garcia lascia il campo visibilmente amareggiato; la squadra sembra non aver sentito le sue costanti indicazioni. Il tecnico francese, pur schierando in campo diversi titolari (con Florenzi, De Rossi e Digne subentrati a gara in corso), non è riuscito ad ottenere né il gioco né il mordente che tutti si aspettavano.

È una Roma irriconoscibile quella scesa in campo all’Olimpico contro lo Spezia. I bianconeri genovesi giocano alla pari con i vice-campioni d’Italia per tutti i tempi regolamentari; resistono, durante i tempi supplementari, ad un timido moto d’orgoglio dei padroni di casa e si impongono ai calci di rigore. La gara termina 2-4.

Per la Roma è una disfatta senza scuse. Dopo 120 minuti a reti inviolate, non senza rischi, contro una squadra militante nella serie cadetta, gli assordanti fischi del pubblico giallorosso sono difficilmente biasimabili. Garcia fa da parafulmine per critiche e contestazioni ma la realtà è che lui e la squadra parlano due lingue diverse.

La situazione è ora delicatissima. Tuttavia, attribuire tutta la responsabilità al tecnico sarebbe troppo facile. La squadra vista ad inizio stagione non esiste più ed ora conferma il “momento no” con una clamorosa eliminazione dalla coppa nazionale. Con Iturbe pronto a partire, i senatori silenti e lo spogliatoio spaccato, l’italian job di Rudi Garcia sembra essere diventato una mission impossible.