Facebook analizza le frasi scritte ma non pubblicate

Non abbiamo idea di quanto Facebook sappia di noi, quanto è vasta e profonda la sua conoscenza dei nostri fatti, pensieri, interessi…
E’ un problema che sta emergendo con forza man mano che escono studi sulle capacità di Facebook di analizzare quello che scriviamo nel nostro profilo.
Uno degli ultimi allarmi viene da una ricerca svolta su 5 milioni di utenti da Sauvik Das (ricercatore dell’Università Carnegie Mellon ed ex stagista presso Facebook) e Adam Kramer (Facebook Data Scientist).
La rivelazione bomba è che il sito di Zuckerberg monitora anche gli status “auto-censurati” dagli utenti.
In altre parole, dopo aver scritto una frase sul nostro profilo, Facebook sarebbe in grado di memorizzarle sui propri server anche se non è mai stato cliccato il tasto Pubblica.

Facebook riferisce di limitarsi a sapere se qualcuno ha scritto qualcosa senza poi pubblicarlo (in pratica, soltanto se qualcuno si è auto-censurato), senza raccoglierne il testo o i contenuti.
Ma la conclusione della ricerca di Das e Kramer lascia intendere ben altro («Siamo arrivati ad una migliore comprensione di come e dove l’auto-censura si manifesta sui social media, la prossima, avremo bisogno di capire meglio che cosa e perché»).
Tuttavia, le condizioni contrattuali del social non autorizzano né vietano di memorizzare frasi non pubblicate.
Per restare in tema, è in corso una class action negli USA, che accusa Facebook di spiare i messaggi privati degli utenti (l’azienda smentisce di farlo), per conoscere meglio i loro interessi.

I sostenitori della class action giungono a questa conclusione a fronte di uno studio di Hi-Tech Bridge: azienda svizzera specializzata in sicurezza informatica.
Certo è che noi utenti ignoriamo quante cose Facebook possa desumere sul nostro conto in base a ciò che scriviamo (e che non scriviamo).
Per esempio: a febbraio, il colosso di Menlo Park ha pubblicato due studi che rivelano le tendenze sentimentali degli utenti.
In uno, Facebook ha stilato la lista delle città dove la gente tende a restare single il più a lungo possibile (la classifica delle città italiane è: Venezia, Lecce, Milano, Cosenza e Salerno); ha affrontato le dinamiche relazionali che precedono e seguono un fidanzamento.

Ha scoperto che prima di dichiararsi “impegnati” sul social network, due persone intensificano la comunicazione ordine; dopo il fidanzamento la riducono, perché finisce il corteggiamento e perché si passa a una maggiore frequentazione di persona.
Quello che sottovalutiamo è la capacità di analisi dei nostri dati (anche se raccolti in forma anonima), da cui il social network può fare deduzioni degne di Sherlock Holmes.
Conoscerci meglio, significa proporci pubblicità sempre più mirate ed efficaci.

Bazar

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