È un fiume in piena Eliana Michelazzo ai microfoni di Fanpage.it, passati due mesi da quando rivelò che Mark Caltagirone non esiste. Per lo scandalo, l’ex corteggiatrice di Uomini e Donne ha perso il lavoro come agente e – secondo quanto sostiene lei – vive un periodo buio. In concomitanza, anche un’altra clamorosa confessione, ossia che non c’è mai stato alcun Simone Coppi, l’uomo, bello e con un lavoro importante, con cui sarebbe rimasta sposata per dieci anni.
Nell’intervista rilasciata si parte proprio da qui, da come sia stato possibile credere alle bugie raccontatele. Non le sembrava effettivamente vero che il sogno di ogni donna si stesse realizzando. Ma ci ha creduto fino alla fine. Solamente nell’ultimo biennio gli ha dato minore importanza. Stanca, si è buttata nel lavoro.
L’ipotesi della giornalista è che, non essendo una sprovveduta, Eliana Michelazzo sapeva che confessare di essere stata presa in giro equivaleva a tagliare i ponti con Donna Pamela e a tornare a una situazione economica disagiata. Pertanto, non le rimaneva altra scelta che imboccare la via più facile e andare avanti.
Ma la Michelazzo risponde spiegando che sarebbe stato bello se fosse andata veramente così. All’inizio con l’agenzia ci ha esclusivamente rimesso. Hanno cominciato a ingranare mettendo sotto contratto Anna Munafò ed Emanuele Trimarchi e:
“Poi ho le chat di tutti questi anni, come facevo ad averle?”
Ad Anna diceva che incontrava Barbara d’Urso per consolarla del fatto che Danny Coppi l’avesse piantata in asso perché glielo diceva lui. Anna si sentiva con Danny e per tranquillizzarla che fosse tutto a posto, Eliana Michelazzo le diceva determinate cose. Comunque, le ca***te le ha fatte e dette pure lei. Con Pamela si era creata una vita parallela.
Tutto ad un tratto, nel 2015, l’intera famiglia Coppi cambia cognome su Facebook, guarda caso dopo che una donna denuncia di essere stata raggirata. Neppure in quel momento Eliana Michelazzo capì quel che accedeva: le dissero di essere stati costretti per motivi di sicurezza, visto che vivevano sotto scorta. Credeva a tutto quanto le raccontavano.
Nello stesso anno subì un interrogatorio, in cui le comunicarono che risultava nubile e in quel momento le si gelò il sangue. Dietro consiglio, non rispose ad alcuna domanda. Le dissero, poi, che Danny Coppi non si chiamava Danny Coppi: pensò che, vivendo sotto protezione e utilizzando un altro nome, era normale che l’ispettore non ne fosse informato. Non è mai stata granché ferrata sull’argomento: riponeva fiducia a quanto le veniva riferito dalla sua falsa famiglia.
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