Mediaset perde i pezzi. Claudio Brachino rassegnerà nelle prossime ore le dimissioni dall’azienda capitanata da Pier Silvio Berlusconi. A rivelarlo Dagospia, secondo cui il giornalista, da oltre 30 anni alle dipendenze del network, sarebbe sul punto di abbandonare dopo la retrocessione, ad agosto, a direttore ad personam della Direzione Generale Informazione.
Stando a quanto racconta il sito di Roberto D’Agostino, l’addio sarebbe da imputarsi agli “inciuci” fra tre grossi dirigenti, ovverosia Mauro Crippa, Direttore Generale Informazione Mediaset, Licia Ronzulli, definita la sua “ancella” e Giovanni Toti, il quale ha, di recente, voltato le spalle al leader di Forza Italia. La presenza nell’organigramma societario della moglie Siria Magri assicura al presidente della Regione Liguria voce in capitolo sulle strategie di Cologno Monzese. Inoltre, il triumvirato Crippa-Ronzulli-Toti avrebbe ricevuto negli ultimi mesi pure il supporto di Fedele Confalonieri.
Nel suo intervento su Il Giornale poco meno di un mese fa, Claudio Brachino aveva spiegato che staremmo entrando nell’era della non-democrazia o nella democrazia formale. Le elezioni gli sembravano una concessione, un’eccezione o una populistica liturgia da guardare con sospetto.
Su Sergio Mattarella aveva ammesso che il presidente della Repubblica è obbligato, secondo quanto dispone la Costituzione, a verificare se esistono maggioranze parlamentari credibili prima di riconvocare i cittadini alle urne. Ma – spiegava – è altresì vero che le maggioranze in questione non devono essere raffazzonate, formate solamente per rimanere al potere e per le paure condivise.
Il commento di Claudio Brachino andava contro l’asse tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle; protagonisti, a detta dell’ex direttore di Videonews, di conservazione e resuscitazione. Insomma, esternava serie riserve sulla sostanza democratica, visto e considerato il responso popolare dello scorso 4 marzo 2018. Allora uscì una maggioranza di centrodestra senza però il quorum per governare.
Inoltre, Claudio aggiungeva che in questi mesi il sentiment popolare si è manifestato mediante le Regionali, tutte aggiudicate dal centrodestra. Con le Europee, arrise alla Lega, ha, poi, toccato punte del 39% nei sondaggi. Tagliare fuori il partito di Matteo Salvini dai giochi al potere sarebbe stato uno schiaffo alla democrazia: se un cittadino vota e ha la sensazione di non poter modificare la realtà o non potersi esprimere su chi lo ha governato, tutto il sistema, secondo Claudio Brachino, va a rotoli.
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