Joaquin Phoenix, il nuovo “Joker”, racconta della difficile eredità del personaggio del fumetto e di quanto l’attore abbia provato a crearne uno tutto suo. Una lunga ed interessantissima intervista.
Una lunga intervista per parlare della difficoltà di creare un personaggio così diverso dai “Joker” precedenti. Joaquin Phoenix sembra avercela fatta, a giudicare dalla critica e dai 15 minuti di standing ovation riservati al film durante la presentazione del film al Festival del Cinema di Venezia. Phoenix è straordinario e riesce a raccogliere l’essenza delle difficoltà di colui che diventerà un criminale spietato: il “Joker”. Per l’attore sembrano essersi spalancate le porte per il Premio Oscar come Miglior Protagonista.
L’attore parla dei mesi che hanno preceduto l’inizio delle riprese e della difficoltà di entrare nel personaggio, anche per la trasformazione fisica prevista. “Ho perso quasi 25 chili. Ogni giorno mi alzavo con la paura di essere ingrassato: è una situazione assurda quasi una malattia”, racconta Phoenix.
Che poi continua: “Ma ho scoperto che senza tutto quel peso addosso ero molto più fluido, potevo fare movimenti che prima non sarei stato in grado di fare”. Continua Phoenix: “Il lato negativo è che ero spesso di cattivo umore, sempre affamato e di cattivo umore. Però alla fine era proprio quello lo stato d’animo giusto per il Joker, uno che cerca di combattere i suoi seri problemi psicologici”.
Poi l’attore parla dell’enigmatico e tremendo personaggio dei fumetti: “La risata incarna la fragilità del suo stato d’animo. Una risata dolorosa che nasce dal profondo della sua anima, disperata, triste più che felice”. Poi aggiunge: “E poi il modo in cui si muove: ci sono momenti in cui danza in modo così leggero, che sembra sollevarsi dalla tristezza del mondo in cui vive”. L’attore parla della delicata preparazione pre-film: “Per questo mi sono ispirato a Ray Bolger, lo spaventapasseri del Mago di Oz. Adoro il fatto che il suo personaggio risplenda attraverso la danza, la musica, le note ed i solfeggi”. (Continua dopo il post).
“Il mio “Joker” ha dei movimenti un pò meccanici, un modo di gesticolare e di muovere la testa che denota un’arroganza quieta prima della tempesta”, racconta l’attore. Che poi aggiunge: “Spesso combinavo danza moderna e musica disco: il bello del “Joker” è che è davvero imprevedibile”. Poi l’attore parla dei “Joker” che lo hanno preceduto: da Nicholson alla grandissima interpretazione da Oscar di Heath Ledger. A riguardo dice: “Non mi sono ispirato a nessun “Joker”. Però mi ricordo benissimo del Joker di Jack Nicholson nel Batman di Tim Burton. E il bravissimo Heath Ledger“.
Poi l’attore continua: “Ho preferito prepararmi senza far riferimento a nessun lavoro precedente, neanche ai fumetti o alle serie tv”. Ed aggiunge: “Volevo creare il mio “Joker”, che fosse frutto della mia immaginazione. O della mia pazzia. Non è il solito film sui supereroi, cattivi ed umani con poteri speciali”. Poi conclude: “A me i personaggi ispirati ai fumetti piacciono perchè hanno problematiche reali, le stesse che abbiamo noi. Joker è proprio questo: uno di noi”. Phoenix sembra proprio essersi innamorato del suo personaggio, ed aggiunge: “Non ha padre, non ha amici, è ansioso, è depresso, ed un lavoro infimo. Ha subito dei traumi da bambino. Non è stato facile entrare nella sua testa, ma è stato un piacere averlo conosciuto”.
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