Italia

Davide Vannoni, il precursore del metodo stamina muore a 53 anni

Si è spento ieri, a soli 53 anni, Davide Vannoni caposcuola del contestato “trattamento stamina“. Colpito da una malattia incurabile, divenne famoso nel 2013 per la presunta innovazione medica che avrebbe potuto  curare le malattie neurodegenerative per le quali, le ricerche scientifiche, non erano ancora state  in grado di individuarne la cura.

Il Metodo

Promosso dalla Stamina Foundation, associazione fondata dallo stesso Vannoni, il trattamento si basava sulla conversione delle cellule staminali, soprattutto quelle mesenchimali, in neuroni. La sua divulgazione ebbe un’ esponenziale risonanza mediatica,  ma il fallimento delle sue sperimentazioni  ne  decretò l’inefficacia.

Il caso

Dopo la bocciatura da parte del Ministero della Salute scattarono le indagini  della Magistratura di Torino. La risultanza degli accertamenti giudiziari condannò Vannoni di associazione per delinquere aggravata, truffa e somministrazione di farmaci non idonei al trattamento di gravi malattie neurodegenerative.

Per evitare la probabile fuga dall’Italia di Vannoni, la procura della Repubblica ne ordinò il fermo. Nel corso dell’indagine furono coinvolte anche la biologa della Stamina FoundationEnrica Molino e Rosalinda La Barbera presidente della Prostamina Life considerata, dalla Procura, il tramite attraverso il quale venivano reclutati i malati da mandare all’estero per sottoporsi al trattamento.

Nonostante il patteggiamento a 22 mesi con la condizionale che impegnava il Vannoni ad interrompere l’applicazione del suo metodo, secondo le intercettazioni messe in atto dalla  procura, egli stava individuando una nuova località estera in cui trasferire la sua attività.

Nel luglio scorso si era diffusa la notizia che la Georgia venisse raggiunta da tutti i pazienti italiani che intendevano sottoporsi al trattamento di infusione, ed è proprio  a partire da queste presunte voci che  è maturata l’ipotesi di  una ripresa dell’attività in un luogo diverso.

Sulla scia disapprovazione da parte delle autorità giudiziarie e sanitarie italiane, lo stato della Georgia, dopo aver acquisito tutta la documentazione, lo scorso dicembre ha posto anche il suo veto alla prosecuzione dell’attività nel territorio georgiano.

Roberta Sconci

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