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Checco Zalone: “Se Tolo Tolo si rivelasse un flop, molti esulterebbero”

Checco Zalone e la competitività del cinema italiano: nel settore si gongola più per i fallimenti altrui che per i successi

Chi ben lo conosce è pronto a giurarlo: Luca Medici e l’alter-ego Checco Zalone non sono la stessa persona. Perché lo diciamo? Perché ancora qualcuno crede il contrario e tempesta il comico pugliese di imperterrite critiche, aggrappandosi alle motivazioni più puerili. Il trailer di Tolo Tolo ha irritato i critici, principalmente per la colonna sonora appositamente scritta, L’Immigrato.

Intervistato da Il Fatto Quotidiano, la dicotomia emerge chiaramente. Gli spettatori hanno sempre applaudito l’ironia dissacrante di Checco Zalone, nel quale spesso si possono identificare, e Luca Medici teme, di volta in volta, di non riuscire a replicare i fasti passati. La nuova pellicola, in uscita nelle sale il prossimo 1° gennaio, ha richiesto parecchio lavoro, ma soprattutto un budget cospicuo.

La solitudine al comando

Pietro Valsecchi, suo storico produttore, è intervenuto in minima parte: forse – ipotizza Luca, sarcastico – più i 50 gradi all’ombra del Kenya lo hanno scoraggiato. Facendosi serio, ammette la pazienza avuta nei due anni di riprese considerando quanto è costata l’opera.

Checco Zalone, al debutto da regista, ha percepito la piena responsabilità del progetto. Pur rispettati durante il lavoro, chiuso il ciak si resta soli con sé stessi. In Tolo Tolo non esistono buoni o cattivi ed è uno dei punti di cui va maggiormente fiero, ma in compenso vengono rappresentati quegli avvoltoi disposti a speculare sui drammi umani per raccogliere qualche like in più sui social.

Checco Zalone si scrolla di dosso le etichette

Una raffigurazione dei cosiddetti radical chic, bersagliati tanto quanto il fascistoide e il nero che tradisce nelle battute finali. Luca Medici respinge l’etichetta di film “impegnato” (rispetto ai capitoli precedenti) e di esponente della sinistra. Non vuole che il giornalista lo definisca tale, sennò perderebbe parecchio pubblico.

La chiosa finale di Checco Zalone è sull’accesa competitività nel cinema italiano: “si gode più della sconfitta altrui che dei propri successi”. E un po’ la comprende questa ostilità. Se Tolo Tolo non facesse il botto, tantissimi colleghi e amici brinderebbero. Un atteggiamento umano e, probabilmente, lui farebbe altrettanto.

Manuel Magarini

Per info & collaborazioni: manuel.magarini@gmail.com

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