Italia

Agente si ammazza con la pistola d’ordinanza: indagini sul movente

Shock a Palazzolo, in provincia di Brescia. Un agente si ammazza con la pistola d’ordinanza. L’uomo, 43 anni, era stato vittima di pesanti ingiurie sui social per aver parcheggiato von l’auto di servizio, in un posto riservato ai disabili.

Agente si ammazza con la pistola d’ordinanza: tragedia in Comune

Stante anche a quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, l’uomo ha compiuto il folle gesto in Municipio di primo mattino. Le generalità della vittima non sono state ancora divulgate, ma lo sconcerto nella comunità è grande.

A rinvenire il corpo senza vita dell’agente della polizia locale sono stati colleghi e funzionari comunali, i quali hanno allertato le autorità e i soccorsi. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti non ci sono coinvolgimenti di terze persone nel folle gesto estremo.

L’allarme era stato lanciato dalla sua compagna. Il 43enne non era rincasato dopo aver concluso il turno serale. Dopo aver invano provato a contattarlo, la donna si è rivolta ai colleghi del compagno, i quali sono accorsi in Municipio, credendo che l’uomo avesse avuto in malore.

Dopo essere giunti sul posto, l’immagine mostratasi è stato scioccante: l’uomo giaceva nell’auto di servizio coperto di sangue e con in mano la pistola di ordinanza.

Le ingiurie sul web, possibile movente?

Gli inquirenti stanno provando a capire la motivazione di questo folle gesto. La pista più acclarata porta le autori a credere che tutto sia partito dall’episodio verificatosi qualche giorno fa. L’uomo era stato beccato e multato per aver parcheggiato su un posto riservato ai disabili. Pur avendo pubblicamente chiesto scusa per quanto accaduto, le accuse pesanti sui social network non sono mancati.

La denuncia di questo “banale” episodio era provenuta dal presidente dell’Anmic Giovanni Manzoni ma la notizia non aveva tardato a fare il giro del web. L’uomo non aveva avuto remore a chiedere scusa. In un post infatti aveva mostrato tutto il suo rammarico per aver sostato l’auto in un posto che non gli spettava. Per tale ragione, oltre a fare ammenda sul web con un post, aveva anche devoluto all’associazione cento euro a titolo contributivo. Aveva persino invitato tutta la comunità a non considerare il suo gesto, in buona fede, come motivo di mancata fiducia verso le autorità del posto.

L’associazione aveva risposto positivamente alle sue scuse e al suo gesto, ma evidentemente questo non era bastato agli internauti, che avevano espresso la loro anche con parole offensive. Si presume che questa pressione ingiuriosa abbia fatto crollare il 43enne, così l’agente si ammazza.

Alessia D'Anna

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