Un omicidio del 1981 è stato risolto in queste ore dagli inquirenti. La vittima era Santo Nigro, un negoziante che si era rifiutati di pagare il pizzo. Con una operazione della DIA, sono stati accusati due boss della n’drangheta.
Le forze dell’ordine hanno tutta l’intenzione di stanare la criminalità, ed è sulla base di quanto che hanno risolto l’omicidio del 1981. Il Procuratore Nicola Gratteri collaborando con il collega di Vibo Valentia Camillo Falco, è risalito agli assassini del negoziante ucciso quasi 40anni fa.
Santo Nigro, fu ammazzato per volere di Mario Pranno, boss del clan Perna-Pranno. Pranno era stato arrestato negli anni Novanta, pentitosi era poi fuggito per essere nuovamente catturato nel 2000. Pranno era poi di nuovo scappato. Il negoziante fu ucciso nel quartiere popolare di Via Popilia a Cosenza (Calabria). La sua unica colpa fu quella di aver detto no alla malavita per il pagamento del pizzo. Durante l’aggressione anche il figlio di Nigro rimase ferito ad una gamba.
Ad ordinare l’omicidio del 1981 fu non solo Pranno ma anche Francesco Cicero, fratello del boss Domenico, oggi in carcere al 41 Bis.
Come riporta anche La Gazzetta del Sud, grazie all’operazione della DIA soni stati arrestati Mario Pranno (64 anni) e Francesco Cicero (59 anni), grazie all’ordinanza di custodia cautelare firmata dal GIP distrettuale. Il clan Perna-Pranno faceva furore negli anni 90 perché coinvolto nella faida contro il clan Pino-Sena.
Le due famiglie della malavita ebbero un ruolo importante in quel dato periodo storico per la città della Cosenza. Durante i vari anni in cui gli inquirenti hanno avuto modo di avere a che fare con i collaboratori di giustizia, era parso evidente il contesto negativo dell’uccisione di Santo Nigro. Quest’ultimo infatti fu ammazzato, come testimoniarono molti pentiti, per punizione e per dare monito a tutti quegli imprenditori coinvolti nel pagamento del pizzo nell’area di influenza dei Perna-Pranno.
Gli inquirenti sapevano che Mario Pranno avesse compiuto materialmente il delitto del negoziante. Negli anni in cui il boss aveva fatto il pentito, aveva raccontato di essere coinvolto nella morte di Migrò, avendo lui stesso provveduto all’uccisione.
La fase di collaborazione si era poi interrotta; negli anni 2000 Pranno era andato via dalla località protetta, fuggendo. Sebbene fosse tornato in galera poco dopo, condannato a 20 anni di carcere, nel 2015 era tornato in libertà.
Al contempo Francesco Cicero, detto “il pirata” è stato accusato dalle informazioni rese dai collaboratori, di aver concorso nell’omicidio come “palo”.
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